Il cammino inizia con un tratto di strada asfaltata e mura di contenimento che si insinua in una fitta pineta. Dopo circa 6oo metri, le ordinate filari di pini soccombono al caos equilibrato di castagni, querce e delle onnipresenti robinie. Finalmente il sottobosco si manifesta, rigoglioso e variegato così come vuole la natura di questi luoghi tanto ricchi ed antichi.
Le mura in cemento diventano murature a secco, le cosiddette “macere”, realizzate a mano agli operai con le pietre locali seguendo una tecnica antichissima, la stessa delle mura greche, con uno stile che ricorda l’opus incertum romano.
Le prime mura che si incontrano sono difatti accostate al vecchio fronte basaltico, frutto di una antica eruzione del Somma, dalle quali sono state cavate.
Oggi queste affascinanti opere accolgono buona parte delle piante pioniere che caratterizzano la natura del Monte Somma, tra le quali una in particolare le disegna col suo caratteristico stile, l’Ombelico di Venere.
Durante questo tratto si incontrano molteplici endemismi, come l’Acero Opalus napolitananum, che in autunno si colora di rosso per l’alto contenuto tannico delle foglie, una piccola radura di Ontani napoletani Alnus cordata, con le foglie ovate e vischiose e le pignette (achenoconi), caratteristici frutti legnosi.
Il sentiero continua nel suo tortuoso cammino attraverso il Vallone Tagliente fino al largo dedicato al finanziere Angelo Prisco, assassinato dai bracconieri nel 1995.
Da qui l’escursione prosegue verso sud per un lungo tratto pianeggiante dove cambia notevolmente lo scenario: dalla strada montana nel mezzo di boschi mesofili si passa ad un largo stradello caratterizzato ai lati da fitte pinete e ginestreti della varietà Aetnensis.
Il panorama si apre sempre di più fino ad estendersi sulla Piana Campana che va dal nolano al nocerino, dove gli Appennini, con l’appendice dei Monti Lattari, scendono a mare quasi abbracciando le cittadine sottostanti fino a lambire l’isola di Capri.
Testo a cura di Umberto Massimiliano Saetta, guida esclusiva del Parco Nazionale del Vesuvio e interprete ambientale