Come si fa a tradurre un’immagine, un testo, un suono da una lingua ad un’altra? Vince la fedeltà alla parola? O, per lasciare inalterata la percezione emotiva, si possono percorrere strade apparentemente infedeli? E un’opera d’arte visiva, come un quadro o una scultura, intesi come traduzione della realtà, come funzionano? Sfruttando in maniera ironica il traduttore simultaneo di Google parleremo delle migrazioni di parole ed immagini e di come ogni atto artistico prenda qualcosa da un luogo e lo trasporti in un altro: lì, più vicino alla persona che guarda, ascolta o legge.
Un workshop dedicato all’arte intesa come esercizio di traduzione “infedele”. Ispirato dal titolo dell’album di Maria Pia DeVito “Core / Coração” e dalla collaborazione tra la cantante napoletana e il cantautore brasiliano Chico Buarque. Un progetto musicale, che proprio al Museo Emblema, venerdì 7 settembre (ore 20.30), sarà presentato.
IL CUORE
Si parte sempre dal cuore, no? Quella strana macchina idraulica a cui, chissà perché, diamo la colpa di tutte le gioie e i dolori di una vita. Se interrogassimo un’altra macchina, un computer ad esempio, su come tradurre la parola Cuore in diverse lingue, le sorprese non mancherebbero di certo. Emozione e freddi algoritmi: E’ la base dell’arte in fondo. Dal sanscrito Hrdaya all’inglese Heart passando per l’italiano Cuore e il portoghese Coração fino ad un rapido viaggio in Giappone, dove il cuore lo chiamano Kokoro. Cosa cambia e cosa rimane inalterato? Le parole viaggiano come le persone che le pronunciano. Hanno sempre viaggiato. E in questo viaggio le parole si trasformano, perdono le lettere o le aggiungono per integrarsi agli usi e costumi del nuovo paese che le ospita. Ma un cuore in fondo rimane sempre un cuore.
LETTERA R
Facciamo un gioco: immaginatevi l’origine della comunicazione verbale. Grossi e pelosi esseri umani che parlano tra loro con una serie di strani, inquietanti suoni gutturali. E si capiscono pure poco. Poi arriva un tizio. Più sveglio degli altri. Fa vibrare velocemente la lingua tra i denti. Un suono che in mezzo a quegli schiocchi secchi e primordiali ha un potere seduttivo enorme. Bravo ‘sto tizio… intrigante… e poi sa muovere la sua lingua davvero bene… mhm… E’ senz’altro un maschio (o una femmina) alpha, facciamolo riprodurre! Naturalmente è un gioco. Non sappiamo se sia andata davvero così. Ma sta di fatto che la lettera R, cioè quella vibrazione veloce e profonda (che sembra quasi una fusa di gatto) è un suono di successo: e non cambia quasi mai in tutte le declinazioni linguistiche della parola cuore. Da questa R partiremo per la visita guidata alle opere di Salvatore Emblema. Analizzando un concetto assai caro alla storia dell’arte: la “sprezzatura”. Cioè quella capacità dell’uomo di fare qualcosa di tecnicamente difficile, di anomalo, di oltre. Di dimostrare la propria abilità, in guerra come in amore, così come in arte. Pensate ai riti di corteggiamento degli animali dove c’è sempre un sotteso: “Hey, guarda qui cosa sono in grado di fare”. La tecnica conta, anche quando si parla del cuore.
TRADURRE
Tradurre. Dal latino trans-ducere, cioè condurre attraverso, trasportare, traslare. Praticamente si tratta di un trasloco. Ora, il fatto che quando traduciamo qualcosa, un testo o una parola, una emozione, questa azione implichi un movimento reale, spaziale, da luogo a luogo, introduce bene il legame tra l’operazione di riadattamento del testo portoghese messa in atto nell’album “Core/Coração” e il funzionamento delle opere d’arte presenti al Museo Emblema. Prendo una cosa da un posto e la porto in un altro. In fondo TRADURRE è una parola parente di TRASPARENZA. E la Trasparenza è la base di tutta la ricerca artistica di Salvatore Emblema. Tutta la storia della pittura non ha fatto altro che prendere immagini dal reale e condurle ad un’altra realtà alternativa, se preferite, virtuale. E’ un trasloco, è trasparenza, è traduzione. Ma come funziona questo meccanismo? Dopo il trasloco i mobili li rimetto uguali a come stavano nella vecchia casa o li riadatto al nuovo spazio che abito? E quali mobili si trasportano con più facilità? Infedeltà e semplificazione questi i due poli che andremo ad analizzare. Perché essere infedeli non significa necessariamente tradire, ma semplicemente essere pronti a cedere, cambiare qualcosa di sé per permettere al rapporto di funzionare.
MARIA PIA DE VITO
La tecnica comunicativa dei nostri workshop è teatrale, interattiva, basata sulle analogie e i bruschi cambi di registro. Giochiamo con la cultura e ci piace smontare le cose difficili per vedere come sono fatte. Maria Pia De Vito avrà un ruolo di nume tutelare per i nostri tricks storico-artistici. Racconterà ai partecipanti la maniera con cui s’è approcciata all’esercizio di traduzione. A cosa ha dato importanza, a cosa meno. Come la peculiare sonorità della parola napoletana ha interagito con la necessità di adattarsi ad un testo originariamente scritto in un’altra lingua. Cos’è stata per lei l’esperienza del tradurre o meglio: del cantar-tradotto. Una intervista, in cui Maria Pia sarà la protagonista e le sue parole il vero punto di partenza per la visita guidata alla nuova mostra del Museo Emblema intitolata “Costruire e Comporre”.
La partecipazione è gratuita Prenota qui
venerdì 7 settembre | Emblema
inizio: h 18:30 _ durata complessiva: 1 ora _ a seguire concerto di Maria Pia de Vito