Scoperto dal trombettista Terence Blanchard mentre studiava al Monk Institute, Lionel Loueke – classe ‘73 – è un chitarrista jazz nato nel Benin – Africa occidentale – ma cresciuto musicalmente prima in Francia, a Parigi e poi negli Stati Uniti a Boston dove ha studiato al Berklee College of Music e successivamente al Thelonious Monk Institute of Jazz di Los Angeles.
Salutato come “il virtuoso dolce” dal critico americano del New York Times, Jon Pareles, Loueke è un musicista capace di complessità armonica, freschezza melodica, profonda conoscenza delle forme popolari africani con una tecnica chitarristica non convenzionale ma capace di creare un suono caldo e suggestivo. Ammirato soprattutto per la sua capacità di «trasformare la chitarra in un’orchestra afro-occidentale virtuale» (Jazz Times), Lionel Loueke è un musicista che trascende il genere per creare suoni ineguagliabili. Uno degli artisti più singolari, avvincenti e innovativi della sua e di qualsiasi generazione sulla scena internazionale. Una figura che incarna le possibilità più creative della musica. Per i critici le sue capacità ritmiche e la sua esauriente conoscenza armonica, sono alla base della sua musica.
Ha iniziato dapprima cantando poi suonando le percussioni. Alla chitarra arriva all’età di 17 anni. Dopo il suo primo concerto di jazz in Benin, ha iniziato a frequentare l’Istituto Nazionale d’Arte nella vicina Costa d’Avorio. Nel 1994 ha lasciato l’Africa per proseguire gli studi jazz presso l’American School of Modern Music di Parigi, poi negli Stati Uniti con una borsa di studio al Berklee College of Music. Da lì, Loueke riuscì ad entrare al Thelonious Monk Institute of Jazz, dove incontrò i suoi compagni del trio Gilfema: Biolcati, Nemeth, Parlato e altri musicisti con i quali avrebbe stretto relazioni creative durature.
Nel 2008 e nel 2009, Lionel Loueke è stato premiato come miglior chitarrista. Un astro nascente nel sondaggio annuale della rivista DownBeat. Lodato dal suo mentore Herbie Hancock come «un pittore musicale». Per i tipi di Jazz Times «il suo melodismo a misura d’orecchio attinge sia da fonti tradizionali africane sia da una vita trascorsa a studiare da vicino artisti del calibro di Jim Hall e George Benson, e i suoi cambiamenti ritmici arrivano rapidamente».
Lionel Loueke ha pubblicato il suo primo album nel 2005, “In a Trance” (Space Time Label), poi tre album per l’Obliqsound Label come leader (Virgin Forest – 2006) e con Gilfema (Gilfema – 2005, Gilfema + 2-2008). La sua prima uscita per la Blue Note è “Label Karibu” (2008), con Hancock e Wayne Shorter come ospiti speciali. Il suo secondo album per Blue Note, “Mwaliko” (2010), seguito dall’acclamato “Karibu”, ha offerto una serie di duetti intimi, innovativi e ricercati con Angelique Kidjo, Esperanza Spalding, Richard Bona e Marcus Gilmore.
Nel 2014 la prestigiosa casa discografica americana, Blue Note lo vuole nella all stars di musicisti jazz e, dopo una manciata di concerti, tra cui il debutto al Monterey Jazz Festival per il 75° anniversario dell’etichetta, nel 2017 registra “Our Point Of View”. Con Loueke ci sono Robert Glasper (piano), Derrick Hodge (basso), Marcus Strickland (sassofono tenore), Kendrick Scott (batteria), Ambrose Akinmusire (tromba). In occasione di quella registrazione anche due giganti del jazz: Herbie Hancock e Wayne Shorter.
Dall’attività da solista all’intensa attività da seidman. Da quest’anno sarà parte del gruppo di Chick Corea. Ma la sua chitarra, in studio e sul palco, è sta al servizio di grandissimi musicisti da Terence Blanchard a Jack DeJohnette, passando da Charlie Haden, Kenny Barron, Gonzalo Rubalcaba, Joe Lovano, Esperanza Spalding, Gretchen Parlato, Kendrick Scott solo per citarne alcuni e naturalmente Herbie Hancock con il quale ha stretto un lungo sodalizio dal 2001.
«Da Herbie ho imparato molto. E’ uno di quei musicisti sempre pronti a sostenerti. Quando un collega sbaglia interviene lui tranquillamente senza farti notare l’errore. Si immerge completamente nella musica e in un certo senso rende la vita più facile a tutti. Ma in certi casi la complica, può capitare che lo spartito dica Do maggiore e lui decide di suonare un altro accordo. Lui va oltre le singole note. Di solito restiamo tutti aderenti a certe convenzioni mentre lui ne è al disopra».
E proprio da questo rapporto, di amicizia e professionale, prende corpo il progetto che lo ha portato in studio per realizzare il suo ultimo lavoro discografico “HH” che uscirà il prossimo 20 ottobre per l’etichetta indipendente britannica, Edition Records