Tonino Esposito (fisarmonica)
Aurelio Tortora (pianoforte)
L’apertura del festival è affidata a Tonino Esposito, sessantenne fisarmonicista, pianista e compositore proveniente da New York ma originario di Pomigliano. Qui era soprannominato “Tonino Kramer”, a causa della sua passione per quello swing di cui Kramer era rinomato interprete.
In Italia ha avuto modo di esibirsi in locali alla moda come “La Bussola” di Viareggio, “La Villa dei Cesari”, “Il Club 84″ di Roma, “Il Moulin Rouge” e L’Olimpià di Milano, nonché in diversi programma radiofonici e televisivi. Ancora giovanissimo si trasferà grazie ad una borsa di studio negli USA, dove si è diplomato in musica e composizione all’Hunter College e in lettere classiche alla New York University. Ha intrapreso così una doppia attività come pianista e compositore e come docente di letteratura comparata.
Come pianista, ha collaborato con artisti del calibro di Bob Hope, Jimmy Roselli, Sergio Franchi, Jerry Vale, Tony Bennet ed altri. Come compositore, ha scritto le musiche per diversi film e ultimamente collabora con la casa cinematografica Orion. Al festival, Tonino è accompagnato dall’amico Aurelio Tortora. Diplomato al Conservatorio di Santa Cecilia in Roma, Aurelio ha subito dopo intrapreso una lunga carriera concertistica in giro per il mondo. L’amore per il jazz lo ha fatto fermare per alcuni anni a New York, dove ha seguito corsi di studio alla Berkeley University e collaborato con jazzisti di alto livello. E dove ha conosciuto Tonino Esposito. Tornato in Italia, è stato assistente del maestro Giorgio Gaslini e pianista della RAI Televisione di Roma.
Enrico Pieranunzi Fellini Jazz
Enrico Pieranunzi (pianoforte)
Ares Tavolazzi (contrabbasso)
Enzo Zirilli (batteria)
Rosario Giuliani (sax contralto)
Emanuele Cisi (sax tenore)
Video
Raffaele Di Florio (regia)
Pasquale Ottaiano (realizzazione grafica)
“FelliniJazz” è un omaggio al leggendario regista cinematografico a dieci anni dalla sua scomparsa. Il progetto prevede l’esecuzione in concerto del lavoro omonimo curato da Enrico Pieranunzi ed una ideale integrazione di questo lavoro con un video prodotto per l’occasione da Pomigliano Jazz e proiettato sul palco durante l’esibizione.
Il video è realizzato da Raffaele Di Florio ed è una sorta di “jam session” di disegni, foto e frammenti di film che andranno ad interagire con le immagini musicali create sul palco, regalando al pubblico un momento sognante di magica poesia proprio come in un film di Fellini.
Dal vivo, i brani di FelliniJazz sono esaltati da un quintetto di musicisti dotati di uno straordinario lirismo: Pieranunzi al piano, Ares Tavolazzi al basso, Enzo Zirilli alla batteria, Rosario Giuliani al sax alto e soprano ed Emanuele Cisi al sax tenore.
Su disco, le indimenticabili melodie di Amarcord, Il bidone, La dolce vita, Le notti di Cabiria, La strada, I vitelloni e La città delle donne sono arrangiate in versione jazz da Pieranunzi ed eseguite da un gruppo di artisti eccezionali quali Kenny Wheeler (tromba), Chris Potter (sax), Paul Motian (batteria) e Charlie Haden (contrabbasso), quest’ultimo ospite in chiusura al Pomigliano Jazz Festival 2004.
Il disco contiene anche due composizioni originali di Pieranunzi (“Cabiria’s dream” e “Fellini’s waltz”) ed è da lui considerato come “uno dei più emozionanti e ambiziosi nella mia vita musicale, sia per i musicisti coinvolti che per la musica da arrangiare”.
Nato a Roma nel 1949, Enrico Pieranunzi è da molti anni tra i protagonisti più noti ed apprezzati della scena jazzistica europea. Pianista, compositore, arrangiatore, ha registrato più di sessanta CD a suo nome spaziando dal piano solo al trio, dal duo al quintetto. Ha collaborato, in concerto o in studio d’incisione, con Chet Baker, Lee Konitz, Marc Johnson, Joey Baron, Paul Motian, Charlie Haden esibendosi nei più importanti festival internazionali, da Montreal a Copenaghen, da Berlino a Madrid a Gerusalemme. Ha scritto per la casa editrice “Stampa Alternativa” una biografia-saggio su Bill Evans dal titolo “Bill Evans – Ritratto d’artista con pianoforte”. Diverse sue composizioni sono diventate, in ambito internazionale, veri e propri “standards” e tre di queste sono state incluse nei prestigiosi “New Real Book” pubblicati negli Stati Uniti dalla “Sher Music”.
Si ringraziano Reporter Associati e Fondazione Federico Fellini per i materiali forniti ai fini della realizzazione del video.
Don Moye – Baba Sissoko – Maurizio Capone Folk Bass Spirit Suite
Tribute to Malachi Favors, Marcello Melis, Johnny Dyani, Djeli Baba Sissoko
Famoudou Don Moye (congas, karanjan, triangolo, batteria, voce)
Baba Sissoko (tama, n’goni, kamalen’goni, karanjan, bells, voce)
Maurizio Capone (congas, timbales, bells, steel drum, scatolera, scatolophone,canalina elettrica, voce)
Aldo Vigorito (contrabbasso, voce)
Piero De Asmundis (piano, piano rhodes)
Fabio Martone (voce)
Giovanni Volpe (surdo)
Pasquale Panico (chitarra)
Ospiti
Marcello Colasurdo (voce)
Lino Cannavacciuolo (violino)
Lo spirito di tre bassisti e di un “griot” africano che vibra nei tamburi di tre percussionisti. Può sembrare un controsenso, ma non lo è. A percorrere questo viaggio, che definire jazz è troppo restrittivo, tre artisti figli di una unica radice sonora: l’Africa. C’è Don Moye, il batterista e percussionista dei leggendari Art Ensemble Of Chicago, c’è Baba Sissoko, straordinario musicista del Mali e portavoce della cultura Djeli, c’è Maurizio Capone, l’abilissimo ed estroso percussionista napoletano leader dei Bungt e Bangt. Tre universi che si incontrano nella Napoli città di confine e più in particolare nella Pomigliano città di catene industriali e sempre più di fermenti culturali, terra sfuggente ad ogni matrice oleografica e sensibile ai racconti di identità diverse. La Suite si nutre di una poliritmia ossessiva, percorrendo linee sonore originali che danno vita ad una musica spirituale e ipnotica. Quasi un raga indiano, con suoni che diffondono colori e profumi intensi su cui si intreccia anche la densa voce di Marcello Colasurdo, tanto da rendere il progetto musicale ancora più svincolato da ogni possibile collocazione stilistica.
Folk Bass Spirit Suite è uno dei primi dischi per Itinera, la label di Pomigliano Jazz.
Ahmad Jamal (pianoforte)
James Cammack (contrabbasso)
Idris Muhammad (batteria)
Nato a Pittsburgh nel 1930, Jamal inizia a suonare il pianoforte a tre anni. Nel 1949 dà vita al trio “The Three Strings” con Ray Crawford alla chitarra ed Eddie Calhoun al basso. Nel 1958 forma il trio cult con Israel Crosby al basso e Vernell Fournier alla batteria e registra l’album “At The Pershing-But Not For Me”, tra i dieci più venduti in U.S.A. per 108 settimane.
Importantissimo il contributo che ha dato allo sviluppo del pianoforte jazz. “Il profeta”, “il prestigiatore del pianoforte” , “il magnifico”: questi alcuni dei modi con cui è stato apostrofato durante la sua lunga carriera in cui si alternano grandi successi a lunghi silenzi.
Miles Davis ha detto di lui: “Ahmad Jamal è un grande pianista. Ha avuto un’influenza enorme sulla mia musica”. E si può ben dire che tutti pianisti di Miles gli devono qualcosa, da Red Garland fino a Herbie Hancock. Il suo stile è inconfondibile, caratterizzato da attacchi percussivi, successioni di note cristalline, grandi aperture melodiche della mano destra ed uso poderoso della sinistra. Il suo trio riesce a miscelare magistralmente semplicità e sofisticatezza, leggerezza e uso dello spazio, ricchezza armonica e dinamica orchestrale. Dal vivo Jamal dimostra tutta la sua matura arte, sorprendendo, avvincendo e divertendo. Al Pomigliano Jazz Festival uno dei grandi uomini del jazz.
Maria Pia De Vito & Patrice Heral Tumulti
Maria Pia De Vito (voce, effects)
Patrice Heral (batteria, percussioni, effects)
Paul Urbanek (piano, tastiere, visual effects)
Gianluca Petrella (trombone)
Maria Pia De Vito ha posto da anni al centro del suo percorso musicale il lavoro sul suono e sull’utilizzo della voce, dentro e fuori la cornice della forma – canzone, e sull’improvvisazione, dentro e fuori la cornice del jazz di matrice afro-americana.
La voce come portatrice di senso, di storie e di parola, ma anche come medium per una comunicazione emotiva che dalla parola si affranca. La voce che si affranca dal suo ruolo naturale di strumento solista e melodico diventando sostrato ritmico, grazie allo studio di forme ritmiche provenienti da culture diverse ed all’utilizzo di un “phrase sampler” che consente la sovraincisione, la “moltiplicazione” della voce e del respiro in tempo reale.
La sua collaborazione con Patrice Heral è iniziata nel 2001, con la sua partecipazione alla registrazione di “Nel respiro” – l’ultimo lavoro discografico della De Vito, insieme a Ralph Towner, John Taylor, Steve Swallow – e ha trovato uno sbocco naturale nella registrazione di “Tumulti” (edizioni “Il Manifesto2), registrato a Montpellier nello scorso novembre con il violoncellista olandese Ernst Reijseger come ospite.
Patrice Heral, batterista, percussionista-cantante di grande inventiva ed originalità, possiede una duttilità e sensibilità che gli consentono di passare da atmosfere rarefatte e liriche a momenti di grandissimo impatto, sia nel drumming che nell’utilizzo della voce, anch’esse moltiplicate tramite l’uso della tecnologia.
Il risultato di questo incontro così “naturale” ed istintivo tra i due musicisti è un dialogo incessante, fatto di canto dispiegato ed accelerazioni, di umorismo e rumorismo, di poesia e di furore, attraverso improvvisazioni estemporanee e composizioni originali “arrangiate” per un’orchestra vocale e percussiva composta – virtualmente – da un numero illimitato di elementi.
Pippo Matino Essential Team
Pippo Matino (basso elettrico)
Roberto Schiano (trombone)
Giulio Martino (sax tenore)
Claudio Romano (batteria)
ospite
Flavio Boltro (tromba)
L’Essential team è la nuova band diretta dal bassista partenopeo Pippo Matino. L’accostamento non proprio usuale di strumenti quali il basso elettrico, la batteria, il sax ed il trombone, unito alle sonorità molto versatili, e in taluni casi alquanto originali, generate dall’utilizzo efficace e creativo di una particolare effettistica sul basso, contribuiscono alla creazione di una musica molto scarna, essenziale per l’appunto, ma allo stesso tempo ricca di energia e di continue idee. L’utilizzo di un looper in real time, infatti, permette di registrare le linee armoniche, ritmiche o melodiche ed interagire con esse al momento stesso. Il repertorio è composto quindi da momenti totalmente improvvisati e da composizioni tratte sia da precedenti lavori discografici, sia dal nuovo album di prossima uscita. La musica che ne viene fuori è perciò molto contaminata, un mix totale di jazz, rock e funk in cui confluiscono tutte le esperienze musicali fatte finora dai 4 musicisti. I musicisti dell’Essential Team, inoltre, non dimenticano in quanto napoletani la lezione melodica e la tradizione della musica mediterranea.
Pippo Matino nasce a Portici nel 1965. Vive le prime concrete esperienze in territorio jazz con Lello Panico. Suona in varie formazioni con Pietro Condorelli, Bob Fix, Pietro e Pino Iodice, Larry Nocella, Franco Del Prete, Antonio Onorato, Daniele Sepe, Alberto D’Anna e Marco Zurzolo, con i quali incide anche alcuni dischi. E’ stato membro della band Napoli Centrale di James Senese. Con il chitarrista Rocco Zifarelli e con il batterista cubano Horacio Hernandez ha formato un trio jazz rock suonando brani propri e cover dei Weather Report. Ha fatto inoltre parte del quintetto del tastierista Ernesto Vitolo, con il quale ha anche inciso anche un cd. Innumerevoli le sue collaborazioni con prestigiosi artisti sia nazionali che internazionali.
Peter Nylander – Francesco Nastro group
ospite Don Moye
Peter Nylander (chitarra)
Francesco Nastro (pianoforte)
Christian Spering (contrabbasso)
Famoudou Don Moye (batteria)
La formazione inedita nasce da una collaborazione tra l’Associazione Pomigliano Jazz e il Fasching Jazz Club di Stoccolma, solo una delle tante attività di cooperazione che stanno crescendo a livello internazionale con istituzioni ed operatori del settore.
Ai talenti svedesi Peter Nylander (chitarra) e Christian Spering (contrabbasso) si affiancano per il festival Don Moye (batteria) e Francesco Nastro (pianoforte), due amici del festival e due collaboratori di Pomigliano Jazz nelle sue attività di formazione sul territorio.
Una jam session di culture e stili musicali che promette non poche sorprese.
Francesco Nastro nasce a Castellammare di Stabia nel 1967. Diplomato in pianoforte nel 1989, consegue il compimento inferiore di composizione nel 1991 presso il conservatorio di Salerno. Tra il 1991 ed il 1993 collabora con il maestro Bruno Tommaso all’attività dell’Orchestra Utopia, incidendo anche un cd live all’Europa jazz festival di Noci. Tra le sue registrazioni ricordiamo “Trio Dialogues”, con Gary Peacock (contrabbasso) e Peter Erskine (batteria), prodotto con la collaborazione di Pomigliano Jazz. Collabora con numerosi musicisti tra cui Lester Bowie, Don Moye, Marvin Stamm, Bruce Forman, Maurizio Giammarco, Roberto Gatto, Furio Di Castri, Aldo Vigorito e Pietro Condorelli. Svolge inoltre un’intensa attività didattica in Campania e fuori regione.
Peter Nylander nasce nel 1970 a Uppsala, in Svezia. Trascorre la sua giovinezza tra l’Italia e gli Stati Uniti e ventenne si trasferisce a Boston per frequentare il Berklee College of Music. Studia chitarra Jazz, composizione e arrangiamento e riceve il Bachelor of Music Degree nel 1995. Ha lavorato con molti musicisti tra cui: George Garzone, Hal Crook, Matthew Garrison, Aaron Goldberg, Antonio Sanchez, Riccardo Fassi, Pietro Lussu, Roberto Dani, Mimmo Caffiero, Dave Wilczewski e Benny Andersson.
Romano – Sclavis – Texier Suite Africaine
Aldo Romano (batteria)
Louis Sclavis (clarinetto, sax soprano)
Henri Texier (contrabbasso)
Suite Africaine è il frutto sonoro di viaggi successivi che Romano, Sclavis e Texier hanno compiuto in Ciad, Camerun e Guinea Equatoriale. E’ dal 1990 che i tre visitano l’Africa e con loro anche il fotografo Guy Le Querrec. Allo scopo di scavare le radici del jazz, ma anche di ricercare un rinnovamento dei loro atteggiamenti musicali.
L”italo-parigot” Aldo Romano è uno dei più rappresentativi batteristi del Vecchio Continente. Nato a Belluno nel 1941, studia dapprima chitarra e si specializza alla batteria in piena epoca free jazz. La sua brillante carriera lo ha visto accanto ai migliori jazzisti francesi e ad illustri maestri statunitensi: da Bud Powell a Jackie McLean, da Stan Getz a J.J. Johnson, da Don Cherry a Carla Bley, da Gato Barbieri a Keith Jarrett. In seguito costituisce il quartetto di fusion Total Issue con Texier, Chris Hayward e Georges Locatelli. Collabora poi con Franco d’Andrea e soprattutto con Michel Petrucciani. Artista versatile e caleidoscopio, Aldo Romano è un assiduo cultore della melodia, delle sfumature e di paesaggi sonori dinamici e avvincenti.
Nato a Lione nel 1953, Louis Sclavis si appassiona al clarinetto sotto l’influenza naturale di Sidney Bechet e, in seguito, di Eric Dolphy. Dagli anni Ottanta collabora con l’Associazione per la ricerca del folklore immaginario, nata a Lione nel 1977 per “difendere l’improvvisazione, diffondere musiche parallele e stabilire un nuovo folklore”. Nel 1988 riceve il premio “Django Reinhardt”. Nel 1989 il suo quartetto viene nominato Banda Europea dell’anno alla biennale di Barcellona e nel 1990 Sclavis riceve il British Jazz Award. Suona anche con Cecil Taylor, sia in duo che con la European Big Band. Incide diversi dischi per la ECM, tra cui il recente “Napoli’s walls”, ispirato ai disegni sui muri di Napoli composti tra il 1987 e il 1995 da Ernest Pignon-Ernest. Quello di Sclavis è jazz ipertrofico e assai mutevole, capace di giustappore raffinatamente stili e generi lontani, raggiungendo momenti di intenso e visionario lirismo.
Henri Texier scopre il jazz appena dodicenne. Negli anni 60 accompagna musicisti americani del calibro di Chet Baker, Bud Powell e Johnny Griffin. In ambito free jazz suona con Michel Portal, Steve Lacy e nell’European Rhythm Machine di Phil Woods. Con “Amir”, disco da solista del 1976, inaugura il suo “jazz-folk”, originale fusione tra jazz e folklore celtico e magrebino. Ha composto musiche per il cinema, la televisione, il teatro, la danza. Tra gli innumerevoli artisti con cui ha collaborato ricordiamo Dexter Gordon, Lee Konitz, Kenny Clarke, Art Farmer, Art Taylor, Don Cherry, Steve Swallow, John Abercrombie, Bill Frisell, Kenny Wheeler, Joe Lovano, Dewey Redman, Paul Motian, Evan Parker e Charlie Haden.
Tonino Taiuti e Antonio Fresa a.t.
Tonino Taiuti (regia)
Antonio Fresa (musiche originali)
Sara Marino (costumi)
“Lo spettacolo AT è stato elaborato lavorando sull’interazione tra testo e musica, una sorta di forma canzone dove i materiali letterari e musicali originali si alternano a quelli di tradizione partenopea.
Il comune denominatore tra i diversi materiali come tra musica e testo è la ricerca comune che i due artisti conducono verso linguaggi che vanno dal free-jazz al cabaret, da Cecyl Taylor a John Cage, dal teatro alla clownerie, da Thelonious Monk a Ornette Coleman.
Infatti, lo spettacolo alterna, a momenti di comicità, tratti di poesia e lirica partenopea dove la musica spinge l’emotività sempre ad un limite che diventa materia su cui lavorare in scena. Questo consente, in alcuni momenti a fare sì che il materiale musicale e letterario che ne scaturisce possa raccontare gli “attori”.
La forza di questo continuo avvicendarsi di testi e contrappunti sonori è un vero e proprio gioco tra leggerezza, autoironia e tragedia combinati in un sound avanguardistico.
La cornice scenica in cui talvolta i due artisti interagiscono alterando e scambiando i ruoli comprende un pianoforte a coda, un piano elettrico, percussioni atipiche sparse sulla scena e apparecchiature elettroniche per il live-sampling.”
Antonio Fresa, Tonino Taiuti
Francesco D’Errico – Marco Cappelli – Marco Sannini A Bao A Qu
Francesco D’Errico (piano e tastiere)
Marco Sannini (tromba, flicorno)
Marco Cappelli (chitarra preparata)
Aldo Vigorito (contrabbasso)
Peppe Lapusata (batteria)
Sonia Prota (voce recitante)
Il progetto A Bao A Qu germoglia dalle suggestioni del Manuale di zoologia fantastica di Jorge Luis Borges e Margarita Guerrero. Il libro è una visionaria ricognizione di ottanta creature immaginarie ed insieme un eccezionale compendio di nozioni mitologiche e fiabesche, appartenenti al patrimonio culturale sia delle civiltà occidentali che di quelle orientali, tanto dei classici che della tradizione orale.
A Bao A Qu è il nome della prima creatura che si incontra nel Manuale, descritta come un essere sensibile che prende vita cosciente, colore e forma in base ai valori spirituali di chi sale i gradini della sua torre. I brani dell’omonimo quintetto, tutti originali, cercano di rappresentare in musica il profilo e il carattere di alcune delle creature fantastiche che popolano il Manuale ed altri lavori letterari del genere.
Il sound degli A Bao A Qu è caratterizzato da un grande varietà timbrica che mira a riprodurre le sfumature delle evoluzioni fantastiche, delle descrizioni e delle metafore del visionario giardino zoologico coltivato da Borges, dalla Guerrero e da altri autori.
Ma l’originalità del progetto A Bao A Qu non si ferma alla trasposizione jazzistica di un bestiario immaginario. Durante il concerto, infatti, saranno proiettati i disegni che 20 bambini hanno realizzato ascoltando contemporaneamente le letture del Manuale e le composizioni musicali degli A Bao A Qu. Il laboratorio si è tenuto nei primi giorni di giugno presso la scuola elementare “Buonpensiero” dell’Istituto Comprensivo Pomigliano 2 ed è stato coordinato da alcuni componenti del gruppo e da esperti dell’Associazione Pomigliano Jazz. Contaminazione tra linguaggi artistici diversi e percorsi formativi insoliti: nel progetto A Bao A Qu ci sono due elementi molto cari a Pomigliano Jazz.
Il risultato sarà un vortice onirico di immagini musicali, letterarie e pittoriche che non potrà non incantare il pubblico del Festival.
Charlie Haden’s New Liberation Music Orchestra,featuringCarla Bley
Charlie Haden (basso)
Carla Bley (piano, arrangiamenti)
Ahnee Sharon Freeman (french horn)
Steve Cardenas (chitarra)
Matt Wilson (batteria)
Seneca Black (tromba)
Michael Rodriguez (tromba)
Curtis Fowlkes (trombone)
Chris Cheek (sassofono tenore)
Tony Malaby (sassofono tenore)
Miguel Zenon (sassofono alto)
Joe Daley (tuba)
Nel 1969 Charlie Haden assemblò 11 musicisti (inclusi la compositrice-arrangiatrice Carla Bley, Don Cherry, Gato Barbieri e Roswell Rudd) per formare la leggendaria Liberation Music Orchestra e per incidere un disco omonimo che è diventato una pietra miliare del jazz.
Il disco fu una sincera affermazione in favore della libertà dall’oppressione e dalla repressione ed una risposta alla guerra in Vietnam. Dopo i bombardamenti in Cambogia – afferma Haden – pensai di avere il dovere di fare qualcosa. Conoscevo tutte quelle vecchie canzoni legate alla guerra civile spagnola, chiamai Carla e le proposi di trarne ispirazione per un album che denunciasse la tragedia di ciò che l’Amministrazione americana stava combinando nel mondo”.
Nel 1984 Charlie riorganizzò la Liberation Music Orchestra con molti dei membri originali: Carla Bley, Paul Motian, Don Cherry, Dewey Redman e Michael Mantler. Al gruppo si aggiunsero volti nuovi, tra cui Mick Goodrick e Jim Pepper. Il disco che ne derivò è The Ballad of the Fallen, proclamato “Album dell’anno” nel sondaggio dei critici della rivista Down Beat.
La Liberation Music Orchestra di Charlie Haden completò la sua trilogia di registrazioni nel 1991 con Dream Keeper, disco che ottenne un eccezionale riconoscimento vincendo come “Album dell’anno” il sondaggio Down Beat sia dei critici che dei lettori, ottenendo inoltre una nomination al Grammy Award e comparendo in più di 30 classifiche dei migliori 10 album jazz del 1991 stilate in diverse parti del mondo.
Nel 2004 Charlie Haden e Carla Bley si sono ricongiunti per andare in tour con la New Liberation Music Orchestra e per registrare nuova musica. E’ da venti anni che Charlie e Carla non si esibiscono insieme dal vivo e per aprire il loro tour italiano hanno scelto il Pomigliano Jazz Festival. Entrambi sentono di nuovo l’esigenza di esprimere i loro sentimenti sui temi dell’oppressione e dell’ingiustizia. “E’ di nuovo tempo di esprimere in musica ciò che proviamo rispetto ai diritti umani, alla dignità e alle pacifiche risoluzioni di conflitti.”
“Ho sempre sognato un mondo senza crudeltà né avidità; un’umanità con la stessa creativa brillantezza del nostro sistema solare; un’America degna dei sogni di Martin Luther King e della maestà della Statua della Libertà”.
Traducendo in musica questo sentimento profondamente sentito, Charlie Haden persegue il suo sogno di lasciare un testamento alla bellezza e alla resistenza di questo pianeta ed umilmente aiutare a mantener viva la speranza che sia ancora possibile vivere in pace.
Marco Zurzolo Cuban Project
Bayamo – Madonna dell’Arco: sentieri sonori sacri e profani
Marco Zurzolo, Alessandro Tedesco, Matteo Franza
Zenia Sariol Peña, Idael Peña Castillo, Fernando Arévalo Ramos,
Augusto César Odio Feria, Wilmer Onay Matos Meriño,
Rolando Peña Olivera, Eduardo Serguei Labrada Domìnguez
La musica tradizionale cubana si fonde con la rilettura jazz della musica tradizionale legata al culto vesuviano del santuario di Madonna dell’Arco. Al Pomigliano Jazz Festival 2004 accade anche questo. Protagonisti di questo originale incontro sono il talentuoso sassofonista partenopeo Marco Zurzolo, parte della sua Banda MVM ed il gruppo Bayamo Salsa Estrellas, nato a seguito di un percorso di selezione nell’ambito di una collaborazione fra l’Associazione Pomigliano Jazz ed il Centro Provinciale della Musica “Sindo Garay” di Bayamo, capoluogo della Provincia di Granma e “monumento nazionale” della Repubblica di Cuba. La collaborazione nasce all’interno di un gemellaggio culturale tra i nove Comuni napoletani di Città del Fare (tra cui anche Pomigliano) e la Provincia di Granma, teatro della prima vittoriosa insurrezione contro gli spagnoli nel 1868 e dell’inizio della Rivoluzione nel 1956.
Salerno Street Parade
Corrado Pinto (tromba)
Lello Carotenuto (trombone)
Giuseppe Plaitano (sax soprano, sax tenore)
Giuseppe Granato (basso tuba)
Felice Marino (rullante)
Gennaro Saviello (grancassa)
Vincenzo Barbato (banjio)
Il festival 2004 si arrichisce anche delle coinvolgenti incursioni girovaganti della Salerno Street Parade. Il gruppo è formato da 6 giovani musicisti campani uniti da un ambizioso progetto: ricreare le mitiche atmosfere delle marching brass band (fanfare marcianti), molto attive in quella culla del jazz che fu New Orleans verso la fine del XIX secolo e presenti soprattutto nelle parate stradali, ma anche nelle escursioni sui battelli del Mississippi, nei picnic all’aperto, ai balli, ai funerali. Nella musica di queste brass band si fondevano la fantasia dei negri, il loro suonare istintivo e sanguigno, l’eco degli spirituals, delle work song, del blues e del ragtime con il suonare più preciso, studiato ed “europeo” dei creoli. Nel suo repertorio la Salerno Street Parade è fedele allo spirito del passato ma non disdegna qualche fuga verso composizioni più recenti. La band è stata tenuta a battesimo dal Festival Jazz di Baronissi 2000 e da allora ha girovagato per altri festival e singole manifestazioni in tutta Italia.