Franco Piccinno (pianoforte)
Aldo Vigorito (contrabbasso)
Peppe La Pusata (batteria)
Franco Piccinno, pianista e compositore, è nato a Pomigliano d’Arco nel 1973. Non a caso toccherà a lui inaugurare la decima edizione del Festival, una scelta che testimonia il forte impegno di Pomigliano Jazz nella valorizzazione dei talenti locali. Nel 1996 Piccinno è stato finalista in trio al Concorso Europeo di Jazz di Cracovia. Nel 1998 ha registrato con la band portoghese Politonìa l’album “Lisboa”, che include anche sue composizioni originali. Nel 2000 ha vinto il Concorso Nazionale di Jazz di Baronissi come miglior pianista. Dal 2002 vive a Londra ed attualmente si esibisce in tutta Europa sia come solista che come sideman. Durante gli ultimi tre anni ha collaborato con Gilad Atzmon. Di recente ha registrato in duo con Luca Luciano l`album “Neapolis”. Al Festival 2005 Piccinno presenta “Lunare”, il suo disco di debutto da leader inciso per Itinera. Il trio con Aldo Vigorito e Peppe La Pusata è una formazione inedita targata Pomigliano Jazz, che da sempre suggerisce ed incoraggia l’interazione e la collaborazione fra musicisti campani.
Henry Threadgill (sassofono alto, flauto)
Jose Davila (tuba)
Liberty Ellman (chitarra)
Tarik Benbrahim (oud)
Dana Leong (violoncello)
Elliot Humberto Kavee (batteria)
Compositore, polistrumentista e bandleader, Henry Threadgill ha assunto un ruolo rilevante nell’avanguardia della musica strumentale contemporanea fin dai primi anni ’70. Ha inciso oltre 150 registrazioni che, sebbene siano saldamente radicate nella tradizione musicale afroamericana, riescono ad integrare in modo inedito forme e strumenti tipici della musica orchestrale e da camera. Non sorprende che Threadgill sia stato riconosciuto come “miglior compositore”, sia dai critici che dai lettori, nei sondaggi della rivista Down Beat nel 1990, nel 1989 e nel 1988, quando si piazzò in ben undici categorie e due suoi album furono nominati come “Disco dell’anno”. Nel corso della sua carriera, Threadgill ha assemblato alcuni dei più acclamati ed avventurosi gruppi musicali degli ultimi decenni: il trio Air, legato all’esperienza della seminale Association for Advancement of Creative Musicians (AACM) di Chicago, i Sextett, gli X-75, la Society Situation Dance Band, la Marching Band, i Very Very Circus. Threadgill vanta anche diverse importanti commissioni, spaziando dalla musica per piccoli ensemble come il Roscoe Mitchell and Rova Saxophone Quartet, ai lavori di più ampia prospettiva per l’American Jazz Orchestra “Salute to Harold Arlen”, il Brooklyn Academy of Music’s Next Wave Festival e per la Brooklyn Philharmonic. Al Pomigliano Jazz Festival, unica tappa italiana del tour 2005, Henry Threadgill sarà accompagnato da un combo multietnico di giovani virtuosi. Il progetto Zooid riesce ad elaborare sobrie architetture musicali dove tutti gli strumenti trovano un delicato ed ammaliante equilibrio espressivo, e dove emerge nettissimo il limpido talento di uno degli ultimi veri “compositori” jazz.
Erik Truffaz (tromba)
Mounir Troudi (voce)
Manu Codjia (chitarra)
Michel Benita (contrabbasso)
Philippe Garcia (batteria)
Astro nascente del jazz francese, il trombettista Erik Truffaz è capace di miscelare sapientemente jazz, ritmi dance e sonorità elettroniche. Truffaz nasce nel 1960 ed inizia ad esibirsi ad otto anni con l’orchestra del padre. L’incontro con il jazz arriva nel 1970, a soli dieci anni, durante l’ascolto dei concerti al Montreux Jazz Festival. Poco tempo dopo, l’ascolto di “Bitches Brew” di Miles Davis illumina il suo percorso musicale, dandogli la convinzione che la tromba jazz possa inserirsi a pieno titolo anche in un contesto rock. Si diploma al Conservatoire de Chambéry e dopo una prima fase mainstream definisce la propria personalità artistica entrando nel 1997 nella scuderia dell’etichetta Blue Note e delineandosi un eccellente strumentista sulla linea di Chet Baker, Kenny Dorham, Booker Little, Kenny Wheeler e Miles Davis. In “Saloua”, giochi di contrasto di atmosfere, generati dalla tromba di Truffaz, il contrabbasso di Benita e la batteria di Garcia, si mischiano ai suoni più caldi della chitarra di Codjia e la voce sufi del tunisino Mounir Troudi, originando una sintesi carnale, sanguigna e digitale allo stesso tempo.
Stefania Tallini trio
Stefania Tallini (pianoforte)
Gianluca Renzi (contrabbasso)
Nicola Angelucci (batteria)
Stefania Tallini è una delle più brillanti e apprezzate pianiste italiane. Al suo terzo disco da leader, presenta con il suo trio le musiche tratte dai suoi ultimi due album “New Life” e “Dreams”. Suoi compagni di viaggio, due dei più talentuosi giovani della scena jazz italiana: Gianluca Renzi al contrabbasso e Nicola Angelucci alla batteria. La giovane musicista romana è dotata di un’eleganza esecutiva sottile, ricca di sfumature, e rivela grandi proprietà di logica, intuizione, propensione al rischio, tanto talento improvvisativo ed una limpida qualità di tocco. Nel corso degli ultimi anni ha ottenuto numerosi riconoscimenti e vanta tour in Germania e in Francia. Di rilievo la sua attività di arrangiatrice e compositrice. Col suo brano “Minor Tango” ha vinto nel 2001 la sezione “B” del “Concorso Internazionale di Arrangiamento e Composizione per Orchestra Jazz” di Barga. Nel 2002 è stata inoltre finalista all’analogo Concorso “Scrivere in Jazz” di Sassari. Vanta collaborazioni con Bruno Tommaso, Enrico Pieranunzi, Javier Girotto, Remì Vignolo, Bert Joris, Matthieu Chazarenc, Ada Montellanico, Maurizio Giammarco, Michele Rabbia, Andy Gravish, Massimo Nunzi.
Ron Horton (tromba)
Steve Cardenas (chitarra)
Ben Allison (contrabbasso)
Gerald Cleaver (batteria)
Ben Allison nasce nel 1966 a New Haven, Connecticut. A 25 anni fonda il Jazz Composers Collective, nucleo artistico che produce, promuove ed organizza le attività di giovani musicisti. Il JCC ha effettuato tournée in diversi paesi ed ha ricevuto numerose commissioni dagli enti culturali più prestigiosi, riuscendo anche ad essere gruppo residente al MOMA (Museum of Modern Art) di New York. Nel 2002 Ben Allison si è guadagnato il prestigioso titolo di “bassista dell’anno” per la rivista Downbeat. Tra i migliori specialisti del suo strumento oggi in circolazione, Allison è tra i musicisti che più hanno saputo riannodare il filo del jazz storico alla luce delle nuove sensibilità contemporanee. Per la prima volta in Campania, al Pomigliano Jazz Festival Ben Allison suonerà con una formazione di musicisti dalle doti straordinarie, solisti in grado di interpretare al meglio la sua musica, sempre varia ed originale, raffinata ed articolata con gusto ed intelligenza.
Henri Texier Strada Quartet
Sébastien Texier (sax alto, clarinetti)
Manu Codjia (chitarra)
Henri Texier (contrabbasso)
Christophe Marguet (batteria)
Henri Texier è senza dubbio uno dei musicisti più intelligenti e “aperti” della scena contemporanea. Scopre il jazz appena dodicenne e negli anni ’60 accompagna musicisti americani del calibro di Chet Baker, Bud Powell e Johnny Griffin. In ambito free jazz suona con Michel Portal, Steve Lacy e nell’European Rhythm Machine di Phil Woods. Ben presto il suo ruolo si estende al di là di quello classico del contrabbassista, e la sua forte personalità musicale lo porta a creare propri gruppi, guidando anche formazioni di grandi dimensioni. Con “Amir”, disco da solista del 1976, inaugura il suo “jazz-folk”, originale fusione tra jazz e folklore celtico e magrebino. Compone musiche per il cinema, la televisione, il teatro, la danza. Tra gli innumerevoli artisti con cui ha collaborato si ricordano Dexter Gordon, Lee Konitz, Kenny Clarke, Art Farmer, Art Taylor, Don Cherry, Steve Swallow, John Abercrombie, Bill Frisell, Kenny Wheeler, Joe Lovano, Dewey Redman, Paul Motian, Evan Parker e Charlie Haden. Con Aldo Romano e Louis Sclavis è stato ospite al Pomigliano Jazz Festival 2004 con “Suite Africaine”. Nel nuovo progetto “Strada Quartet”, Texier suona insieme ad alcuni dei più validi giovani musicisti – tra cui suo figlio – emersi dalla ricca scena jazz transalpina. Il gruppo ha una forte impronta europea e mediterranea in particolare, ma allo stesso tempo la combinazione timbrica clarinetto-sax riporta l’ascoltatore alle polifonie del jazz di New Orleans.
Maurizio Giammarco & Megatones
Maurizio Giammarco (sassofono tenore, sassofono soprano, sassofono alto, flauto ed elettronica)
Elvio Ghigliordini (sassofono baritono, sassofono soprano, clarinetto basso, flauti)
Pino Iodice (piano, Fender Rhodes, organo e tastiere varie)
Gianluca Renzi (bassi acustico ed elettrico)
John Arnold (batteria e pads)
Sassofonista, compositore e arrangiatore, Maurizio Giammarco calca la scena jazz da più di trent’anni, distinguendosi per la perseveranza con cui ha sempre portato avanti i suoi progetti originali, dove si esprimono le sue aspirazioni compositive, e per le numerose collaborazioni al fianco di artisti di statura internazionale. Dopo gli unanimi consensi ottenuti da “Punkromatic”, primo CD uscito nell’autunno 2004, il gruppo Megatones, ultima creatura di Giammarco, è in procinto di pubblicare il secondo lavoro discografico con la partecipazione del chitarrista americano David “Fuze” Fiuczynski, musicista di spicco della nuova scena avanguardistica americana. L’obiettivo del leader è di sintetizzare il suo variegato vissuto musicale per raggiungere un suono di gruppo il più possibile nuovo e personale, e al contempo di coerente organicità. Quella di Megatones è dunque una musica inevitabilmente trasversale, nella quale affiorano influenze e reminiscenze diverse, dal minimalismo alle sonorità jungle di ellingtoniana memoria, ma sempre all’interno di una scrittura che mira ad un risultato omogeneo, ponderato ed ispirato. Composizione e improvvisazione, due aspetti che in questa sede vengono radicalizzati e cercano nuove possibilità d’integrazione, insieme con ricerca timbrica e mix linguistico, sono i principali ingredienti di un progetto che vuole trascendere ogni semplicistica categorizzazione di genere.
Dino Massa trio Il medico dei pazzi, tre napoletani in viaggio intorno alla Napoli che fu
Dino Massa (pianoforte)
Giacomo Pedicini (contrabbasso)
Claudio Borrelli (batteria)
“Il medico dei pazzi” è una rilettura in chiave jazzistica della tradizione classica napoletana. Brani quali ‘O Sole mio, Te voglio bene assaje, Anema e core, Munastero ‘e Santa Chiara, sono riarmonizzati e riarrangiati con raffinatezza e gusto comunicativo nelle forme tipiche della musica afro-americana. Il jazz ha da sempre utilizzato la canzone reinventandone l’armonia per metterla a servizio dell’improvvisazione; perché quindi attingere esclusivamente al repertorio musicale americano, utilizzando spesso brani poco noti, quando l’Italia con la sua tradizione operistica e ancor di più Napoli con la sua tradizione canzonettistica sono universalmente riconosciute come la patria della melodia? Da questa considerazione nasce “Il medico dei pazzi”. Il disco è stato registrato a Napoli, da musicisti napoletani, nella costante ricerca di una napoletanità da porre come leit-motiv dell’intero progetto.
Franco D’Andrea (pianoforte)
Lirismo, soluzioni armoniche sempre nuove ed accattivanti, invenzioni ritmiche che ci tengono incollati all’ascolto, il tutto coadiuvato dalla rara capacità di Franco D’Andrea di non farci comunque dimenticare l’originale ed unica atmosfera che solo le canzoni napoletane ci sanno regalare. Succedono molte cose in questo viaggio sonoro, nel quale si scopre l’incredibile ricchezza di questo nostro grande musicista: a volte il tema scaturisce “magicamente” da un’introduzione astratta, che niente ci fa presagire; altre volte la melodia si dissolve in atmosfere che ci trasportano di volta in volta nell’epoca d’oro del jazz classico o in un’isola caraibica o nei meandri della musica contemporanea o nelle vie ed atmosfere di Napoli. Tutto avviene sempre con una grande naturalezza, quella che si sente solo da chi ha la capacità e la maturità di sedersi al pianoforte e lasciarsi attraversare dalla musica senza opporre resistenza, da chi sa mettere nell’esecuzione l’esperienza e la ricchezza accumulate in tutta una vita. Durante la sua carriera Franco D’Andrea ha suonato con molti jazzisti di grande caratura come Pepper Adams, Barry Altschul, Gato Barbieri, Don Byas, Conte Candoli, Jon Christensen, Palle Danielsson, Joe Farrell, Dexter Gordon, Johnny Griffin, Slide Hampton, Mark Helias, Daniel Humair, Jimmy Knepper, Lee Konitz, Steve Lacy, Victor Lewis, Dave Liebman, Joe Lovano, Albert Mangelsdorff, Hank Moebly, Paul Motian, Jean Luc Ponty, Enrico Rava, Frank Rosolino, Max Roach, Aldo Romano, Martial Solal, John Surman, Toots Thielemans, Charles Tolliver, Miroslav Vitous, Bobby Watson, Kenny Wheeler, Fode Youla (“Africa Djole”), ed ha tenuto concerti in tutta Europa, comprese Estonia e Russia, in Camerun, Canada, Israele, Giappone, Tunisia, USA e Australia.
Mitchell Zurzolo Moye quintet
Roscoe Mitchell (sax contralto, sax soprano, flauto)
Marco Zurzolo (sax contralto)
Alessandro Tedesco (trombone)
Aldo Vigorito (contrabbasso)
Famoudou Don Moye (batteria, percussioni)
Le scorribande sonore del free jazz si fondono con una rilettura jazz della musica tradizionale campana. Protagonisti di questo originale progetto, secondo capitolo delle produzioni di Itinera, sono il talentuoso sassofonista partenopeo Marco Zurzolo, Roscoe Mitchell e Famoudou Don Moye dell’Art Ensemble of Chicago, una delle formazioni più longeve e apprezzate della storia del jazz, Aldo Vigorito e Alessandro Tedesco. La musica che è nata da questo incontro rappresenta quella straordinaria realtà che prima di essere suoni e ritmi è innanzitutto anima. Una musica che vive di passioni forti e contrastanti e che è diventato il luogo ideale per il confronto e lo scambio di culture diverse ma in grado di riconoscersi e parlarsi oltre i linguaggi. Partendo dal recupero delle tradizioni delle loro terre, dei loro suoni e delle loro radici più antiche, Roscoe Mitchell e Marco Zurzolo sono approdati in quel fertile territorio della contaminazione culturale che si è tradotto in musica del loro presente. Roscoe Mitchell, uno dei più autorevoli padri dello spirito free, insieme all’Art Ensemble of Chicago ha liberato la musica da ogni schema immergendola nella libertà improvvisativa totale. Qui incontra i colori forti che contraddistinguono le manifestazioni religiose e popolari di una terra schiacciata tra due grandi energie: il mare e il vulcano. Un’energia “sporcata” da mille dialetti che Marco Zurzolo ha saputo rileggere attraverso un suono certamente più duttile ai nostri tempi, restituendo tutto il magma incandescente ed emozionale della tradizione e del folklore.
Fawzi Chekili Tunisia
Alìa Sellami (voce)
Fawzi Chekili (chitarra, oud)
Francesco Nastro (pianoforte)
Pippo Matino (basso elettrico)
Claudio Romano (batteria)
Musicista e compositore tunisino, Fawzi Chekili sfugge ad ogni possibile etichetta. Suona principalmente la chitarra, ma anche il piano e l’udgé, uno strumento da lui creato riprendendo le caratteristiche del liuto, della chitarra e dell’oud. Sulla scena internazionale fin dagli anni Settanta, ha al suo attivo più di una decina di registrazioni. Sebbene sia legata alla ricchezza armonica ed al fraseggio jazz, la musica di Chekili porta con sé il calore delle melodie tunisine ed è felicemente aperta a diverse altre influenze etniche. Chekili vanta numerose collaborazioni, tra cui quelle con Mike Zwerin, Felix Simtaine, Dhafer Youssef, Kirk Smar, Al Levi, Horace Parlan, Lou Benne, Idriss Muhamad, Deborah Brown, Charles Loos, Dario Deidda, Karim Ziad e Ismael Lo. A Pomigliano suonerà con una formazione inedita creata in occasione del Festival. Alla voce di Alìa Sellami si uniranno Francesco Nastro al piano, il funambolico Pippo Matino al basso elettrico ed il pomiglianese Claudio Romano alla batteria, tre fra i più validi musicisti jazz campani nonché grandi amici del Pomigliano Jazz Festival.
Roberto Del Gaudio Alla Faccia del Jazz
Roberto Del Gaudio (voce)
Lorenzo Hengeller (piano)
Marco De Tilla (contrabbasso)
Nicola De Luca (batteria)
Roberto Del Gaudio, voce ed autore dei Virtuosi di San Martino, si presenta in questo concerto in una veste inedita. Il progetto nasce dall’incontro con Lorenzo Hengeller, brillante pianista jazz (e non solo), con il quale, agli inizi del 2003, prende il via una fruttuosa collaborazione fondata sul comune e irrinunciabile interesse per un periodo straordinario della storia della nostra musica leggera: quella che va dal secondo dopoguerra ai primi anni Sessanta. Carosone, Natalino Otto, ma anche Gaber, Buscaglione, i Gufi, Kramer, i Cetra ed altri, fondatori, ognuno a suo modo, di una tradizione senza precedenti nel nostro paese, che, pur votata alla leggerezza, non rinunciava all’intelligenza, all’ironia, e quindi a quelle doti di profondità irrinunciabili ad una opera d’arte che, per quanto piccola come una canzone, si candidi ad essere tale. “Alla faccia del Jazz!” non vuole però essere un archeologico moto di rimpianto, anzi: l’intento è quello di proporre un sincero segnale di prosecuzione proprio di quella tradizione, e dunque non si rinuncia in questo concerto a presentare composizioni originali dello stesso Roberto Del Gaudio (per i testi) e di Lorenzo Hengeller (per le musiche). Canzoni nuove che fondano il loro spirito proprio in quelle zone della nostra musica, del nostro spettacolo, della nostra tradizione jazz e swing, riformulandone il divertimento e le possibilità, ricercando peraltro un istinto ed una realizzazione compositivi nuovi ed autonomi. E poi canzoni e brani del passato rivisitati in chiave swing e jazz.
McCoy Tyner All Stars
Ravi Coltrane (sax tenore)
Gary Bartz (sax alto)
McCoy Tyner (pianoforte)
Charnett Moffett (contrabbasso)
Eric Gravatt (batteria)
McCoy Tyner è sicuramente uno dei più influenti pianisti degli ultimi cinquant’anni, un musicista entrato a pieno diritto nella storia del jazz. Al Pomigliano Jazz Festival, alla sua seconda partecipazione, lo vedremo in scena con una All Star Band che vede Eric Gravatt alla batteria, Charnett Moffet al contrabbasso, Ravi Coltrane (figlio del leggendario John) al sax tenore e Gary Bartz al sax alto. Il suo stile armonico inconfondibile ha ispirato generazioni di giovani pianisti jazz. Caratterizzata da uno spiccato virtuosismo, la musica di Tyner ha sempre precorso i tempi per la sua freschezza ed originalità. La sua presenza si manifestò sulla scena del jazz nei primi anni ’60 come membro del leggendario quartetto di John Coltrane. Nato a Filadelfia nel 1938, McCoy Tyner ha iniziato a suonare il piano a 13 anni, influenzato dallo stile di Bud Powell, Art Tatum e Thelonius Monk. Durante gli anni della sua formazione ha suonato con il trombettista Lee Morgan e con il sassofonista Benny Golson, per poi diventare membro del Jazztet, importante band capeggiata da Golson e dal trombettista Art Farmer. Tyner rimase con il Jazztet fino a quando John Coltrane lasciò il gruppo di Miles Davis per lanciarsi nella carriera solista. Il suo debutto come leader risale ad oltre quaranta anni fa. Nel 1967 registrò la memorabile incisione Blue Note “The Real McCoy”, in cui era accompagnato da Joe Henderson, Ron Carter ed Elvin Jones. Da allora Tyner ha suonato ed inciso con una grande varietà di gruppi ed artisti di eccezionale rilievo, spaziando dai concerti in trio fino alla big band.
Dave Holland Big Band
Duane Eubanks, Alex Sipiagin, Taylor Haskins (trombe)
Robin Eubanks, Josh Roseman, Jonathan Arons (tromboni)
Antonio Hart, Mark Gross, Gary Smulyan, Mark Turner (sassofoni)
Steve Nelson (vibrafono, marimba)
Dave Holland (contrabbasso)
Nate Smith (batteria)
Contrabbassista di eccezionale levatura, compositore innovativo e sofisticato, Dave Holland si presenta alla guida di una big band dopo anni trascorsi a guidare un eccellente quintetto che ha decisamente contribuito a rinnovare il linguaggio del neo-bop. Il sessantenne musicista inglese è uno dei punti di riferimento del jazz fin dalla fine degli anni ’60, da quando Miles Davis lo volle al suo fianco nella sua cruciale svolta “elettrica”. Da allora decine e decine di prove hanno dimostrato il suo talento, che lo rende uno dei più ispirati eredi di Charles Mingus, sia come solista, per l’intensità del suo incedere profondamente legato alla tradizione del blues, sia come compositore, per una musica ricca ed appassionata, di una vitalità ritmica travolgente. Ha al suo attivo una sterminata e pregevolissima discografia e vanta numerosissime prestigiose collaborazioni, dal vivo e in studio, tra cui quelle con Joe Henderson, Coleman Hawkins, Ben Webster, Chick Corea, Anthony Braxton, Stan Getz, Thelonious Monk, Sam Rivers, John Abercrombie, Jack DeJohnette, Kenny Wheeler, Steve Coleman, Herbie Hancock e Pat Metheny. La Dave Holland Big Band include alcuni fra i migliori talenti presenti sulla scena americana, strumentisti di eccezionali capacità sia tecniche che interpretative, e presenta un repertorio di standard e composizioni originali che offre un panorama della contemporaneità musicale freschissimo quanto spettacolare, pur nel rispetto di una tradizione che ha fra i suoi modelli Duke Ellington, Billy Strayhorn e Charles Mingus. La proverbiale intesa che anima il gruppo del contrabbassista rappresenta l’estensione naturale delle geniali intuizioni del leader e dei contributi individuali dei suoi solisti, considerati ognuno tra gli attuali fuoriclasse del proprio strumento.
Is Jazz Ensemble 2005
Carlo Lomanto (voce solista e soundpainting)
Marco Sannini (tromba e flicorno solista)
Canio Lucia (sax baritono)
Francesco D’Errico (pianoforte)
Marco De Tilla (contrabbasso)
Ospite:
David Alan Gross (sax alto e flauto)
Is Jazz Ensemble:
Loredana Casella e Chrissie Oppedisano (voce)
Ciro Riccardi (tromba)
Giuseppe Esposito, Sandro Martino e Gianfranco Menzella (sassofoni)
Vito Michele Romaniello (sassofono e clarinetto)
Antonio Capasso (pianoforte, tastiere e fisarmonica)
Biagio Celli (pianoforte e tastiere)
Leonardo De Lorenzo (batteria)
Is Jazz Ensemble è un gruppo di giovani musicisti jazz impegnati nell’omonimo Corso di Formazione realizzato dall’ISMEZ Onlus (Istituto Nazionale per lo Sviluppo Musicale nel Mezzogiorno), struttura che opera dal 1979 con lo scopo di sviluppare la cultura musicale, con particolare attenzione al Sud Italia, articolando la propria attività in diversi settori tra cui la formazione e la promozione dei giovani. Is Jazz Ensemble è un laboratorio di scrittura musicale, di pratica esecutiva, interpretativa e d’improvvisazione che ogni anno porta all’incisione di un cd e all’inserimento in festival nazionali. Il Cd prodotto nel 2004 è “SoundTrackJazz” ed ha avuto come tema gli arrangiamenti delle colonne sonore di film italiani. Il concerto del Pomigliano Jazz Festival è articolato in due parti. La prima consiste nell’esecuzione degli arrangiamenti sui temi delle musiche di Henry Mancini, composti dai giovani musicisti insieme ai docenti durante il corso. Ospite solista è il geniale David Alan Gross, musicista newyorchese, che si alternerà tra sax alto e flauto. La seconda parte del concerto consiste invece nel “Sound Painting”, straordinaria pratica di improvvisazione collettiva guidata. Ad ogni gesto del “direttore d’orchestra” Carlo Lomanto corrisponderà un evento sonoro diverso e nell’esecuzione improvvisata anche il pubblico sarà chiamato a dare il suo contributo. L’Is Jazz Ensemble sarà a Pomigliano dal 14 al 16 luglio. Oltre al concerto si prevedono lezioni e prove del Corso aperte al pubblico ed un seminario specialistico con Alan Gross cui potranno partecipare anche giovani musicisti locali.
Favata – Di Bonaventura Inner Roads
Enzo Favata (sax soprano e tenore, clarinetto basso, duduk armeno, nohozeno flute, benas, trunfa, live electronics)
Daniele di Bonaventura (bandoneon, pianoforte, live electronics)
Tra le varie famiglie di strumenti esistono delle alleanze timbriche che generano atmosfere particolarmente felici. Enzo Favata e Daniele Di Bonaventura dimostrano come questo sia proprio il caso del bandoneon e dei sassofoni. I due musicisti suonano insieme dal 1997 e sono la front line del quintetto “Atlantico”. Coniugando il jazz con gli umori e le radici del Sud, del Mediterraneo e dell’ America Latina, il duo fa leva sugli spazi intimi della memoria per creare un affascinante “non luogo” musicale. Nei loro brani si evidenzia la poesia di Dino Saluzzi, a lungo collaboratore di Favata, il gioco dei riflessi sonori di Surman, echi di Shorter, Garbarek, Gardel e Jarrett. Tutte influenze che tuttavia sono solo pretesti. Nelle complesse strutture dei corali, delle ballads, delle danze mediterranee e sarde in particolare, delle milonghe e del tango, si scopre una maturità musicale ed una cifra stilistica molto personale che collocano il duo in una dimensione sicuramente internazionale. Al Pomigliano Jazz Festival due grandi musicisti del nuovo jazz italiano, in un avvincente progetto che porta ad esplorare i luoghi più interiori e nascosti del suono attraverso le “inner roads” dell’anima.
Condorelli, Farias & Onorato Contemporary Jazz Guitars
Aldo Farias (chitarra)
Pietro Condorelli (chitarra)
Antonio Onorato (chitarra)
Angelo Farias (basso elettrico)
Salvatore Tranchini (batteria)
Il progetto “Contemporary Jazz Guitars” è nato dall’esigenza di comunicare la passione per la musica improvvisata attraverso le sonorità duttili e penetranti della chitarra. Le performance del gruppo dimostrano come tre musicisti dalle personalità così differenti possano eseguire musica in un segno comune, evidenziando il piacere del suonare insieme e rappresentando uno spaccato del chitarrismo attuale senza preconcetti. In concerto sono accompagnati da una sezione ritmica dalla forte personalità, con Salvatore Tranchini alla batteria ed Angelo Farias al basso elettrico. Aldo Farias inizia ad interessarsi al jazz grazie a diverse collaborazioni. Importante in questo senso è l’esperienza con il quartetto “Jazz Mediterranée”, progetto che mira ad una originale sintesi fra la musica afro-americana e quella di tradizione mediterranea. Tra i musicisti con cui ha suonato, si annoverano Bob Berg, Andy Emler, Gianni Basso, Claudio Fasoli, Maurizio Giammarco, Tullio De Piscopo, Roberto Gatto, Stefano Bollani, Mike Stern. Pietro Condorelli vanta un’intensa attività jazzistica in Italia e all’estero ed è anche impegnato in produzioni radiofoniche, televisive, teatrali e discografiche in veste sia di chitarrista sia di arrangiatore. Tra i musicisti con cui ha collaborato: Urbie Green, Steve Turre, Charles Tolliver, Ghunter Shuller, Steve La Spina, Bruce Forman, Wendell Harrison, Billy Hart and Jeff Hirshfield, Bob Mover, Tom Kirkpatrick, Jerry Bergonzi, George Cables, Gary Bartz, Dick Oatts, Bruce Gertz, Cameron Brown, Jimmy Wood. Antonio Onorato, chitarrista napoletano, è da sempre impegnato nella fusione del linguaggio tipicamente afro-americano con quello della tradizione melodica della sua città, sperimentando nuove forme musicali e nuovi suoni, come quelli ottenuti dalla Guitar Synth Yamaha con controllo a fiato. Ha collaborato inoltre con Pino Daniele, George Benson, Franco Cerri, James Senese, Noa, Toninho Horta.
Medeski Martin & Wood
John Medeski (pianoforte, piano elettrico, organo Hammond, mellotron, clavinet, moog)
Chris Wood (contrabbasso, basso elettrico)
Billy Martin (batteria, percussioni)
Medeski, Martin & Wood sono considerati il gruppo simbolo del nuovo jazz elettrico, una fra le più imprevedibili ed anarchiche formazioni dell’era post-fusion. Un gruppo che recupera l’archetipo dell’organ trio e lo proietta ai massimi livelli della contemporaneità. Un nome sinonimo di vibrazioni “cool” sia per l’ortodossia jazz che per la nuova “jam generation”. Sono i signori incontrastati del groove, a loro agio tanto con il jazz, quanto con il funk, il soul, il blues, l’hip hop ed il progressive. In possesso di un’incredibile capacità camaleontica di usare con la stessa padronanza sia gli strumenti acustici che quelli elettrici, sono in grado di creare un flusso sonoro continuo ed esaltante. L’organo Hammond “trattato” ed una sfilza di tastiere vintage di John Medeski, il basso acustico ed elettrico di Chris Wood, la batteria e le percussioni di Billy Martin sono un marchio di fabbrica inconfondibile. Vederli suonare dal vivo è davvero un’esperienza indimenticabile. Al Pomigliano Jazz Festival un concerto con una cult band straordinaria in una delle rarissime apparizioni in Italia.
Daniele Sepe Art Ensemble of Soccavo
Daniele Sepe (fiati e voce)
Auli Kokko (voce)
Marzuk Mejiri (voce e percussioni)
Franco Giacoia (chitarra)
Piero De Asmundis (tastiere)
Aldo Vigorito (contrabbasso)
Sasà Brancaccio (basso)
Lello Di Fenza (batteria)
Daniele Sepe è la musica e lo spirito di di Napoli che si fondono con il jazz, il funk, il folk balcanico e il rock, una contaminazione continua dove la vivacità e la forza dei suoni si accompagna ad una sentita critica sociale che non disdegna anche il gioco dell’ironia. Un artista originale dalla incontenibile personalità, capace di navigare attraverso le più lontane dimensioni della cultura musicale mondiale. La sua poliedrica attività inizia con il “Gruppo Operaio ‘E Zezi di Pomigliano”, con cui partecipa a numerosi festival internazionali tra cui Rennes, Martigues e Bonn. Dopo varie collaborazioni con artisti del calibro di Gino Paoli, Roberto de Simone e Roberto Murolo, ed un crescente interesse per il jazz, intraprende la sua carriera di autore dando vita a formazioni che vanno dai tre elementi a vere e proprie big band di venti musicisti. Nel 1989 esce il suo primo lavoro discografico, “Malamusica”, seguito a breve distanza da “L’Uscita dei Gladiatori”. Contemporaneamente scrive musica per il teatro, il balletto e soprattutto per il cinema (“Blues metropolitano”, “L’Amore Molesto”, “Cronaca di un amore violato”). Rappresenta l’Italia in numerosi festival tra cui Marsiglia, Nantes e “Womex” di Bruxelles. Nel 1994 pubblica “Vite perdute”, con cui ottiene un grande successo di pubblico e di critica, piazzandosi nelle classifiche sia italiane che internazionali. Tra i suoi dischi di maggior successo si ricordano “Spiritus Mundi”, “Lavorare Stanca”, “Conosci Victor Jara?”, “Senza Filtro” e “Anime Candide”.
Rea, Sorrentino & Coppola Mr Logic
Andrea Rea (pianoforte)
Daniele Sorrentino (contrabbasso)
Elio Coppola (batteria)
Andrea Rea è un pianista di Pomigliano d’Arco cresciuto musicalmente all’ombra del Vesuvio e del Pomigliano Jazz Festival. Sebbene giovanissimo, già vanta collaborazioni con Dino Massa, Gianluigi Goglia, Armanda Desideri e Maurizio Giammarco. Daniele Sorrentino, figlio d’arte, inizia a studiare musica fin da piccolo. Ha collaborato con Stefano Bollani, Tony Sorrentino, Javier Girotto, Tonino Esposito, Claudio Borrelli e Oscar Montalbano. Elio Coppola ha partecipato con il gruppo di Berkley a Umbria Jazz ed ha collaborato con Stefano Tatafiore e Maurizio Giammarco. Mr Logic è un progetto ambizioso che mira alla fusione di diversi stili di matrice jazz. Il trio campano rivela grande coesione e forte impatto ed è alla costante ricerca di linguaggi inediti senza però perdere il calore e il colore del vero jazz. Al Festival si propone con un repertorio di brani originali e standard, passando tra funk, latin, jazz rock, fino ad arrivare allo swing.