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Intervista a Jaques Morelenbaum, bellezza e’ semplicita’

Jaques Morelenbaum è attualmente tra i più importanti testimonial della musica brasiliana nel mondo. Ne sono conferma la miriade di collaborazioni con artisti di fama internazionale che può vantare la sua carriera e testimoniate da più di 600 dischi in cui risulta di volta in volta arrangiatore, produttore, compositore o violoncellista.

Jaques Morelenbaum negli anni '70Gli esordi testimoniano un certo desiderio di sperimentazione e voglia di allontanarsi dal puro mainstream. A Barca Do Sol, gruppo in cui ha militato insieme, tra gli altri, ad Egberto Gismonti, guardava ai Beatles, ai Led Zeppelin, ai Pink Floyd, perfino ai Black Sabbath, restituendoci una musica non facilmente etichettabile e in cui si inserivano anche brani della tradizione brasiliana. Non era rock tout court, lirica quanto basta, con il violoncello a duettare con il synth di Gismonti. Una sorta di folk progressivo e sperimentale. Siamo negli anni Settanta.

Ma fu l’incontro con Antônio Carlos Jobim a cambiare la sua vita. Il carisma del maestro lo conquistò. Tanto ne condivise la musica, soprattutto nella Nova Banda a partire dagli anni Ottanta e per più di 10 anni, da sentirsi quasi in dovere di mantenerne la memoria dopo la sua morte. Il Quarteto Jobim-Morelenbaum, nato dopo la morte di Jobim, vede sullo stesso palco Jaques con la moglie Paula, il figlio del maestro, Paulo Jobim, e il nipote Daniel Jobim. La familiarità e l’intimità che tutti i componenti avevano con il compositore ha permesso al quartetto di rimanere fedele alla sua musica. Dal 2000, anno del primo disco, ad oggi sono entrati nel repertorio del gruppo anche altri compositori stimati da Jobim: Vinicius de Moaraes, Baden Powell, Dorival Caymmi, per citarne qualcuno.

Antonio Carlos Jobim negli anni '70Uno dei pregi della musica di Jobim è di essere al tempo stesso popolare e sofisticata, sottolinea Morelenbaum: Jobim aveva un talento speciale. La sua musica era allo stesso tempo profonda, sofisticata e assolutamente comprensibile a tutti. Grazie a questa attitudine è diventato popolare ed ha composto musica di una bellezza unica. Il suo messaggio era chiaro e il contenuto accessibile alla maggior parte delle persone. Ma tutto questo era assolutamente naturale per lui, non era qualcosa che aveva in mente di fare, era una conseguenza del suo talento naturale.
Se per Jobim era un talento naturale, per Jaques è uno dei punti fermi del suo fare musica: Penso che la musica sia un discorso, che deve essere il più sincero e naturale possibile per toccare l’anima delle persone. Questo è quello che intendo fare con la mia musica: essere sincero e naturale e toccare profondamente l’anima delle persone.

Viene il dubbio se per Jaques, considerata la collaborazione con il Maestro brasiliano, conti di più mantenere viva e pura la tradizione della musica brasiliana o diffonderla, e quindi anche contaminarla, attraverso collaborazioni diverse. Come vi dicevo la musica è un linguaggio, ribadisce il violoncellista, pertanto funziona quando si crea un dialogo. Mi piace molto lo scambio di esperienze musicali con altri artisti e penso che sia un privilegio del nostro tempo quello di riuscire a farlo così facilmente. La musica non può essere statica, ferma. Per questo mi piace lasciarmi influenzare da musicisti provenienti da diverse culture e tendenze, consapevole allo stesso tempo che le mie radici brasiliane e la mia identità caratterizzeranno sempre la mia musica.

Durante l’esperienza con la Nova Banda, grazie alla sua attività di arrangiatore e compositore, oltre che di violoncellista, il suo nome cominciò a girare tra gli addetti ai lavori. Nel 1992 Caetano Veloso lo volle accanto in “Circuladô” insieme a Arto Lindsay, Marc Ribot e Butch Morris.
Sia Jobim sia Veloso mi hanno ispirato e illuminato nella ricerca dell’essenza della bellezza attraverso l’economia degli elementi: “Less is more” non si stancavano mai di ripetere.

Fu tramite Veloso che conobbe Ryuichi Sakamoto. Il pianista giapponese si rivelò grande conoscitore della musica brasiliana. Come Jaques è un musicista di formazione classica, curioso e “onnivoro”. Da amante della musica di Jobim, considerò Morelenbaum suo mentore in un viaggio attraverso l’opera del Maestro. Alle collaborazioni in “Smoochy” (1992) e “1996” e a svariate tournée in una formazione divenuta poi famosa con la sigla M2S seguì il progetto di rilettura delle canzoni più famose di Jobim. “Casa” (2000) è probabilmente l’album più emozionante della coppia, registrato a Rio De Janeiro in casa di Jobim e sul suo stesso pianoforte. Una suggestione grandissima per chi vi suonò.

Ryuichi Sakamoto e Jaques MorelenbaumRicorda Morelenbaum: Quando l’ho conosciuto Ryuichi Sakamoto sapeva già molto della musica brasiliana. E’ un artista di grande cultura e ha da sempre avuto una particolare attenzione per la musica brasiliana, specialmente per la musica di Jobim. Credo l’abbia attratto molto il fatto che avessi suonato con Jobim per così tanto tempo e mi è piaciuto particolarmente condividere con lui i miei ricordi, i miei pensieri e le esperienze vissute con il grande maestro. Mi ha impressionato molto il fatto che un artista di tale levatura, performer e compositore affermato, abbia dedicato tanti anni allo studio della musica di un altro compositore. Per questo mi riempie di orgoglioso suonare con lui, così come aver realizzato “Casa” e “A Day In New York”.

Nel 2001 anche Sting lo volle in un suo disco. In “…All The Time” il musicista inglese ripercorre la sua carriera proponendo i suoi pezzi più famosi vestendoli di nuovo. Ogni brano è riarrangiato in maniera quasi maniacale. La scelta di registrare dal vivo nella sua casa in Toscana, ma soprattutto il fatto che la registrazione fosse avvenuta l’11 settembre 2001, ha riempito il disco di sincere suggestioni.
Sting mi lasciò grande libertà nell’ambito di quella collaborazione. E la cosa mi lasciò davvero sorpreso, perché immaginavo che mi avrebbe chiesto di fare qualcosa di specifico nell’ambito del suo progetto. Ma siccome io amo molto la sua musica, tutta la libertà che mi ha lasciato si è tramutata in una grande responsabilità. Così ho provato ad aggiungere quello che sentivo ascoltando con il cuore.

E’ recente, invece, l’incursione in “Alma” (2012), progetto del duo Paolo FresuOmar Sosa, che diventa un trio “di fatto” per la presenza pesante del violoncello di Jaques.
Nel concept album “Alma” l’improvvisazione gioca un ruolo molto forte. Purtroppo a causa della nostra fitta agenda non ho potuto registrare dal vivo con Paolo e Omar. Omar venne in Brasile per alcuni concerti a cui presi parte anch’io e mi propose di inserirmi nelle loro sessioni in duo. Così andai in uno studio a San Paolo con lui e nel giro di un paio d’ore ero già profondamente immerso nell’atmosfera creata dal duo. Così ho aggiunto il mio violoncello, cercando di immaginare che gli altri due musicisti fossero lì di fronte a me e che suonassimo dal vivo. Quando l’ho riascoltato ho pensato che il risultato era stato raggiunto…

Jaques Morelenbaum al violoncelloMusicista, compositore, arrangiatore, Jaques Morelenbaum è anche un prolifico produttore. Quest’attività è sempre andata di pari passo alle altre nella sua carriera. Fu lui, ad esempio, a produrre “Passarim” (1987), uno degli album di Jobim, e di musica brasiliana in generale, più belli di sempre. Così come è stato lui il produttore di giovani talenti come la portoghese Mariza o la cantante messicana Julieta Venegas.
Non c’è una regola secondo la quale scelgo il progetto da produrre. Dipende da quello specifico momento. Per quanto riguarda Mariza e Julieta Venegas entrambe sono venute da me con una proposta di collaborazione e mi sono interessato a loro per molte ragioni, ma principalmente per la possibilità di ampliare la mia conoscenza musicale. La flessibilità è uno degli aspetti della musica che mi spinge a lavorare. Mi piace molto la sfida di adattare la mia musica ai diversi stili che di volta in volta mi trovo davanti.

Jaques Morelenbaum and The Cello Samba trio (ph Roberto Cifarelli)Così come trova interessante sperimentare il suono di formazioni diverse per numero e strumenti. E’ il caso del Cello Samba Trio, che salirà sul palco del Pomigliano Jazz Festival.
Il Cello Samba Trio si è formato nel 2005 per dare sfogo alla mia anima, per esprimere la mia tradizione culturale e per assecondare la mia volontà di creare qualcosa di nuovo con il violoncello, racconta Morelenbaum. Seguendo la filosofia del “less is more”, abbiamo aggiunto al violoncello solo una chitarra acustica e le percussioni, che sono la sintesi della musica brasiliana, per dar vita ad una sorta di “samba da camera”. Per il Pomigliano Jazz Festival abbiamo aggiunto la voce affascinante e sottile di Paula Morelenbaum con l’intenzione di portare la calda atmosfera di Rio de Janeiro nel cuore dell’Italia e degli italiani.

Intervista a cura di Diego Librando – Sound Contest

JAQUES MORELENBAUM and the Cello Samba Trio
special guest PAULA MORELENBAUM
sabato 21 settembre 2013 | ore 21:30
Parco delle Acque – Pomigliano d’Arco
ingresso gratuito

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