Sirignano è un antico «casale» non lontano da Avella. Le prime notizie sulla sua nascita risalgono al 1130, e sono legate alla donazione di un terreno al Monastero di Montevergine, di un certo Angelo chiamato Scambatus (forse perché senza una una gamba).
Fin dal Trecento, gran parte del territorio faceva parte di un feudo, appartenuto nel corso dei secoli a varie famiglie. Il casale di Sirignano ottenne una prima forma di autonomia nel 1614, stipulando con l’“Universitas” (cioè il Comune) della vicina Avella una convenzione eleggere i proprio amministratori. Nel 1806, abolito il regime feudale, Sirignano si staccò anche da Avella e divenne finalmente un comune autonomo della provincia di Terra di Lavoro (l’attuale provincia di Caserta); per essere poi annesso dopo l’Unità d’Italia alla provincia di Principato Ultra (l’attuale provincia di Avellino).
I beni dell’antico feudo, appartenuti tra gli altri ai nobili Caracciolo della Gioiosa (nonché a Gaetano Di Grazia, che fu anche sindaco del paese dal 1864 al 1869), nel 1884 furono acquistati da Giuseppe Caravita, principe di Sirignano, che ricostruì l’antico palazzo feudale e promosse una serie di iniziative di rilancio sociale ed economico. In generale , uttavia, il paese ha vissuto nel corso del Novecento una lunga fase di depressione, con due grandi ondate di migrazione: agli inizi del secolo verso gli Stati Uniti, e più tardi (1950-70) verso il Nord-Europa.
Palazzo Caravita
Le prime notizie sul palazzo feudale di Sirignano, oggi conosciuto come Palazzo Caravita o Palazzo del Principe, si incontrano nel Catasto onciario del 1754, che ne indica come proprietario Vincenzo Caracciolo della Gioiosa, barone di Sirignano.
La stagione di rilancio dell’antico palazzo è legataa Giuseppe Caravita, principe di Sirignano, che lo restaurò alla fine dell’ottocento, facendone una meta dell’aristocrazia napoletana, nonché uno splendido luogo di ritrovo per nobili e artisti, come Salvatore di Giacomo, Enrico Caruso, Eduardo Dalbono.
Il palazzo, in stile neogotico, ha una pianta irregolare, con un corpo centrale e due ali retrostanti di diversa lunghezza. La facciata è scandita da tre torri stilizzate, in corrispondenza del grande portone principale al centro, e da due contrafforti a scarpata laterali; che terminano verso l’alto con una merlatura guelfa medievaleggiante. Superato l’ingresso principale, un ricco scalone in marmo conduce direttamente ai saloni e agli appartamenti del «piano nobile», che affaccia sulla piazza, sul vasto cortile, e sul grande parco, ricco di alberi secolari e di fiori all’epoca ricercati, come le camelie