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STEVE COLEMAN AND FIVE ELEMENTS

Tra le voci più originali e creative della scena musicale afroamericana, il compositore e sassofonista Steve Coleman, originario di Chicago e trapiantato a New York, è uno di quei musicisti che aiutano a credere nell’evoluzione del jazz. Fondatore ed esponente di spicco del collettivo M-Base – più che una corrente, un metodo e una visione vitalistici della musica, cui sono legati ed ispirati ancor oggi personaggi quali Greg Osby e Cassandra Wilson – Coleman è leader di numerosi progetti creati, disfatti e rinnovati nel corso degli ultimi trent’anni.

Tra questi i Five Elements rappresentano da sempre il cantiere esplorativo prediletto, la fucina di idee e schemi messi a reagire con simboli esoterici e metafisici, soprattutto il vivaio ed il serbatoio inesauribili di giovani talenti musicali che oggi stupiscono e camminano da soli, segnando con la loro bravura e creatività le più belle pagine e vicende della scena musicale internazionale.

Attivi sin dal 1981, i Five Elements restano titolari della produzione discografica più corposa e importante di Steve Coleman, e a prescindere dal numero di musicisti di volta in volta coinvolti (paradossalmente la formazione può oscillare dal quartetto all’ottetto) tramite essi l’altosassofonista chicagoano ha sempre saputo approdare ai suoi risultati più brillanti, se non eclatanti. Una regola cui non sfugge neanche l’ultima incisione ascritta al progetto, quel “Functional Arrhythmias” (Pi Recordings, 2013), che riferendosi ai ritmi irrazionali che si trovano nel battito cardiaco, come anche all’interazione ritmica tra il sistema circolatorio, nervoso, respiratorio, ed altri sistemi biologici del corpo umano, si staglia quale ulteriore arricchimento della sua immaginifica visione musicale.

L’attuale versione dei Five Elements vede insieme al leader collaudati compagni di viaggio come il bassista Anthony Tidd e il batterista Sean Rickman, ma anche due giovani talenti di sicuro grande avvenire quali il trombettista Jonathan Finlayson e la sassofonista Maria Grand, entrambi richiestissimi sulla piazza della nuova scena newyorkese, oltre al pianista David Bryant.

Lo stile e il fraseggio di Coleman, talmente peculiari e innovativi da aver fatto scuola e proseliti in giro per il mondo nel corso degli anni, hanno il merito di far convivere la lezione dei grandi modelli formativi del sassofonista (Charlie Parker, Sonny Rollins, Lee Konitz, Von Freeman e Bunky Green) con le linee guida del funk e dell’hip–hop, dando spazio anche a musica cosmica e intricate strutture ritmico–armoniche di derivazione post–boppistica, al cui interno è sempre comunque il ritmo a dominare. Un groove antinconvenzionale e comunque irresistibile, ancorato a impasti sonori complessi e avveniristici, come anche a flussi ipnotici e ancestrali.

Un altro evento di punta nel programma del Pomigliano Jazz 2015, da godere nella magica sacralità delle Basiliche Paleocristiane di Cimitile, mercoledì 2 settembre alle ore 20.30.

Steve Coleman Alto sax
Jonathan Finlayson Tromba
Maria Grand Tenor Tenor sax
David Briant Piano
Anthony Tidd Basso
Sean Rickman Batteria

STEVE COLEMAN AND FIVE ELEMENTS
Mercoledì 2 settembre, ore 20.30
Basiliche Paleocristiane – Cimitile (NA)

posto unico 15 euro

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