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Archie Shepp: Freedom, Blues and Fire Music

La chiusura della quindicesima edizione di Pomigliano Jazz Festival è affidata stasera ad Archie Shepp, autentica leggenda della musica afroamericana. Al suo quartetto si uniranno il clarinettista francese Denis Colin e il sassofonista partenopeo Marco Zurzolo.
Per le Guide di Sound Contest, Olindo Fortino ci offre un profilo introduttivo dell’artista.Personalità artistica e intellettuale di prim’ordine, sassofonista, pianista, compositore e cantante, Archie Shepp (nato il 24 maggio del 1937 a Fort Lauderdale, in Florida) è figura di spicco, se non guida, dell’avanguardia free. Ha saputo raggiungere, senza abbandonare l’essenziale di questa estetica, la “via reale” dell’arte jazzistica. In tale contesto ha saputo sviluppare una grande e impressionante abilità polistrumentale: partito, infatti, dal contralto nel 1952, all’inizio degli anni Sessanta si consacra al tenore ascoltando John Coltrane al Five Spot di New York. Dal 1969 suona anche il soprano e a metà anni Settanta il piano. Altrettanto fondamentale per Shepp è il ricorso alla voce e al canto, altro modo per popolare il suo eclettico universo musicale e sperimentale di blues, soul, spirituals e, dagli anni Novanta, anche rap ed hip hop.

Al fianco di Bill Dixon, Don Cherry, John Tchicai, Cecil Taylor e John Coltrane il suo discorso sonoro di rottura e l’impegno per la rivendicazione dei diritti del popolo afroamericano si affermano come un “work in progress” in continua espansione, inglobando temi, forme e stili tratti dalle più grandi voci del jazz: da Ellington a Monk passando per Mingus, da Charlie Parker fino a Horace Silver e Sun Ra.

Quando il Free e la stagione della cosiddetta New Thing prendono il via, Archie Shepp è già  in prima linea, nell’orchestra coltraniana di “Ascension” (1965), l’incisione più importante della nuova modernità  jazzistica. Da allora in poi sarà uno degli artisti più impegnati, completi ed ascoltati di questa musica, con la capacità, tecnica ed emotiva, di integrare nella sua esecuzione al sassofono vari effetti e risvolti ereditati dai maestri del tenore (da Webster allo stesso Coltrane), secondo una combinazione che gli è propria, in grado di intensificare i tratti specifici del suo stile: tono rauco e selvaggio degli attacchi, suono massiccio che scolpisce un vibrato dominato in tutte le sue sfumature, trasporto della frase fino allo stremo, bruschi dislivelli di altezza, intensità e ritmo, ma anche morbidezza serica e vellutata tessuta sulle ballad, approfondendo lo spirito e la lettera delle due facce del canto e della musica afroamericana: il blues e il gospel.

In mezzo a brani classici (“Black Water Blues” di Bessie Smith, “Prelude To A Kiss di Ellington”, Oleo di Rollins) o composti da lui (“Attica Blues”, “Mama Too Tight”, “The Magic Of Ju-Ju”, “Mama Rose”), Archie Shepp fa rivivere continuamente la forza dell’estraneità rispetto alla musica europea, in un misto unico di violenza ferita e di nostalgia immemorabile. Da allora la vastità  della sua opera testimonia che nel terzo millennio è anch’egli, oltre a Sonny Rollins, uno dei migliori interpreti della memoria babelica del jazz, avendo, da parte sua, disposto la sua sensibilità  libertaria alla raccolta e alla presentazione di tutta questa musica, oltre che alla sua invenzione.

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