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In viaggio a Obras con il piano di Falcone

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“Non ricordo con precisione il momento in cui mi sono avvicinato al jazz. Ho avuto una formazione classica, ma ricordo che durante l’adolescenza ho sentito forte l’esigenza di un movimento musicale che meglio aderisse alle mia necessità espressive. Ascoltai “Explorations” di Bill Evans, “Open, to Love” di Paul Bley, il quartetto europeo di Keith Jarrett. Da lì in poi accadde tutto molto in fretta”. Si chiama Stefano Falcone e alla 28esima edizione del Pomigliano Jazz in Campania presenterà il suo debutu album, Obras. Noi lo abbiamo incontrato prima del live che terrà in apertura del festival il 20 luglio all’anfiteatro romano di Avella in apertura del concerto dello storico gruppo vocale The Manhattam Trasfer, per chiedergli fi parlarci di Obras.

“Obras è un lavoro di composizione per piano solo svolto nel corso di una residenza artistica, vavvenuta nell’estate del 2021 presso la Obras Foundation, in Portogallo. I brani che compongono il disco sono nati dall’esperienza diretta con il territorio lusitano, con gli artisti presenti nel periodo di residenza, con le suggestioni e i pensieri scaturiti durante il lento scorrere del tempo nel cuore della campagna portoghese. L’uomo dedito alla musica e, in modo particolare, il musicista che è solito alla pratica dell’improvvisazione hanno ben chiara la genesi di quest’arte; la musica è un sistema poligenetico che non si auto-alimenta. A concorrere alla nascita dell’atto musicale sono spesso delle forme d’esperienza che nulla hanno a che fare con la musica stessa, ma che sono riconducibili alla vita che accade e al confluire delle altre arti nell’idea musicale. Le composizioni che attraversano quest’opera sono il frutto di tale visione”.

 

Cosa ti è più congeniale: la dimensione del piano solo o suonare in formazione?
Le due dimensioni si diramano su piani differenti per me. Nel piano solo mi misuro con la mia capacità di abbandono e con la ricerca di un percorso di risonanza dell’individuo. Soprattutto durante il momento performativo cerco di sviluppare una narrazione che sia in grado di amplificare il mio universo interiore. In formazione, invece, ad essere messa alla prova è la mia attitudine alla complementarietà con altre individualità. L’attenzione è tutta rivolta alla creazione di un dialogo con personalità differenti dalla mia, ma con le quali ho il compito di far sì che la musica accada.

 

Ritorni al Pomigliano Jazz, questa volta senza l’ottimo trio Kòsmos…
Kòsmos è un trio a cui sono profondamente legato e che mi vede insieme a Giuseppe D’Alessandro alla batteria e Ilaria Capalbo al contrabbasso. Questo è in effetti il mio terzo concerto per Pomigliano Jazz. La prima volta fu nel 2019 in trio con Kòsmos per la presentazione dell’album d’esordio del trio, “Back Home”, ispirato alla musica di Lennie Tristano. La seconda volta è stata nel 2021 in occasione dell’anteprima del secondo album di Kòsmos dal titolo “Averno” uscito poi ufficialmente nella primavera del 2023. Sono sinceramente affezionato a questo festival ed è sempre con grande emozione che salgo sul palco del Pomigliano Jazz. 


Gli scatti del live all’Anfiteatro Romano di Avella

 

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