“Le persone provenienti da luoghi diversi possono portare i loro vari punti di forza ed esperienze, e ciò può aiutare la conoscenza e la crescita”. E’ un passaggio della presentazione del nuovo disco “Immigrance” del collettivo di musicisti chiamato SNARKY PUPPY. Fondato nel 2003 dal bassista, compositore e produttore Micheal League, il gruppo ha già vinto 3 Grammys. Nel 2017 gli Snarky Puppy è stato nominato “gruppo Jazz dell’anno” dai lettori di DownBeat e “miglior gruppo contemporaneo” dai lettori del JazzTimes e non sorprende che il collettivo sia diventato un incubatore di talenti. Quasi tutti i membri infatti, sono band leader o artisti che tengono concerti da solisti regolarmente.
“Immigrance” (GroundUP Music), sfida i generi. “L’idea qui è che ogni cosa è fluida, che è tutto costantemente in movimento e noi siamo tutti in continuo stato di immigrazione” spiega Michael League. “Ovviamente il titolo dell’album ha anche riferimenti alla politica.” Ma non vuole né essere un rimprovero né essere altezzoso; piuttosto, il suo intento è essere una testimonianza di ciò che l’umanità può ottenere quando le culture si fondono senza paura. Come sempre, anche nella musica di “Immigrance” è una sintesi dal respiro globale, che sfocia in approcci e stili musicali di ampio raggio. “Come Culcha Vulcha – commenta League – questo disco si è formato attraverso i nostri viaggi e cerchiamo sempre di far passare delle idee specifiche attraverso i nostri filtri e il nostro linguaggio rispettando, però, anche la tradizione.”
La prospettiva multiculturale non è l’unico modo con cui “Immigrance” entra in temi come la cooperazione e l’uguaglianza. Il merito dei suoi testi va oltre e include contributi di molti artisti. La componente ritmica dell’album, ad esempio, è radicata in una strategia rivoluzionaria: i batteristi Jamison Ross, Jason “JT” Thomas e Larnell Lewis condividono le sezioni in ogni composizione senza sovrapporsi. “Ogni volta che senti un cambio nella sezione di una canzone – spiega League – è perché cambia il batterista: dalle strofe al coro, suona un batterista; dal coro alle sezioni di assolo, suona un altro; dalla sezione assoli al ponte, cambia di nuovo batterista. Ma avviene tutto in maniera così fluida e bella che a malapena te ne accorgi”.
Come “Culcha Vulcha” – disco che nel 2016 ha vinto un Grammy Award come Miglior album contemporaneo strumentale – “Immigrance” è un progetto in studio, e vi partecipano la maggior parte degli stessi musicisti. Ed anche se condivide lo stesso progetto, gli stessi talenti musicali, lo stesso spirito cinetico e dinamico, è più crudo e più umorale del precedente album. Molte delle composizioni danno una nuova enfasi ad un impatto più snello, semplificato e League, come produttore, ha lasciato le piccole imperfezioni e la struttura snella che accompagnano le grandi performance organiche.
Si parte da “Chonks,” un pezzo di funk grintoso firmato da League con l’infiammabile assolo del tastierista Bobb Sparks II che, col suo effetto tremolo, può essere scambiato per una chitarra. Si passa poi per “Bigly Strictness” con i suoi giochi ritmici passando per la sensuale e gradevolmente lenta “Coven” del chitarrista Chris McQueen, con un implicito messaggio su come i nostri tempi così saturi di tecnologia stanno distruggendo l’empatia umana che si ottiene solo con una comunicazione vis à vis. “Bling Bling,” del sassofonista, flautista e clarinettista Chris Bullock, non nasconde la grande passione del compositore per l’hip-hop. E ancora, l’interesse di League per le sonorità del Nord Africa nate dall’incontro con il maestro marocchino Hamid El Kasri, hanno stimolata la ricerca del bassista dando vita a “Xavi,” i cui ritmi propulsivi sono variazioni al groove folcloristico del chabi marocchino. Verso la fine della traccia, le fucilate del quasi-psichedelico flauto suonano emulando un motivo vocale che è la tipica coda di molte canzone tradizionali marocchine. “While We’re Young,” scritta dal trombettista Mike “Maz” Maher, è un interludio tardo-milesiano paziente che, all’interno dell’album, funge da “sorbetto pulisci palato” o “come un pezzo di zenzero tra due pezzi di sushi” come dice lo stesso League, scherzando. “Bad Kids to the Back” del trombettista e tastierista Justin Stanton è un classico Snarky Puppy, allo stesso tempo funky e provocatorio, con un eroico assolo del sax tenore Bob Reynolds ed una master class di scambi tra i tre batteristi. Con una risata, League descrive la chiusura dell’album: Even Us, come una via di mezzo tra un nuevo tango di Astor Piazzolla e la musica che aveva studiato durante il suo soggiorno di 6 settimane in Turchia nel 2018. E’ tra i momenti più toccanti del disco e potrebbe essere la colonna sonora di un viaggio dei rifugiati o delle traversate di un immigrato.
In 15 anni di storia, gli Snarky Puppy hanno usato intelligentemente la tecnologia (video e dvd) per promuovere la loro musica. La componente filmica che accompagnerà l’uscita di “Immigrance” va anche oltre. Una serie di video online, inspirata in parte dall’acclamato progetto della storia “Humans of New York”, documenterà i musicisti immigrati sia nel quadro generale che nei dettagli delle loro vite. Tra i partecipanti ci sono alcuni dei maggiori musicisti della scena di New York, come il batterista messicano Antonio Sanchez, l’armonicista svizzero Grégoire Maret ed il chitarrista-cantante tedesco Leni Stern. “la gente che è contraria all’immigrazione – spiega League – non guarda gli immigrati come guarderebbero se stessi. Non li considera persone che amano la cucina delle loro madri, persone che provano.
SNARKY PUPPY | Immigrance tour
venerdì 12 luglio ore 21, Anfiteatro romano di Avella
FORMAZIONE:
Michael League: Basso
Louis Cato: Batteria
Marcelo Woloski: Percussioni
Bob Lanzetti: Chitarra
Bill Laurance: Tastiere
Justin Stanton: Tastiere e Tromba
Bobby Sparks: Tastiere
Chris Bullock: Sax e Flauto
Maz “Mike” Maher: Tromba e Flicorno