Giovanni Guidi: tra improvvisazione e romanticismo
Fulgido talento del pianoforte jazz, oramai riconosciuto unanimemente anche oltre i confini peninsulari, Giovanni Guidi è un jazzista particolarmente incline alla sperimentazione, che fa della pura creatività estemporanea la sua cifra distintiva. In occasione della XXII edizione del Pomigliano Jazz In Campania si esibirà in trio al fianco di Enrico Rava e Matthew Herbert.
Enrico Rava è stato l’autentico mentore di Guidi, scoperto e notato dal celeberrimo trombettista ai seminari estivi di Siena Jazz, tanto da inserirlo nel gruppo “Rava Under 21”, successivamente modificato con il nome di “Rava New Generation”. Con questa formazione, il pianista folignate ha registrato due dischi nel 2006 e nel 2010 per l’Editoriale Espresso.
A soli 32 anni ti sei meritatamente guadagnato un posto di rilievo nel firmamento jazzistico nazionale e non solo. A chi devi il raggiungimento di questo importante obiettivo?
<<A Enrico Rava, più di tutti, ma anche a Ermanno Basso della Cam e Manfred Eicher della ECM>>.
Giovanni Guidi è assai attivo da sideman con il duo “Soupstar” insieme a Gianluca Petrella, col trio “Thanks For The Fire” con Luca Aquino e il batterista/percussionista Michele Rabbia, il duo “Closer” con Daniele Di Bonaventura al bandoneon, il trio di pianoforti “Three Pianos”, con cui ha pubblicato di recente un disco allegato al numero di maggio della rivista “Musica Jazz”. Da leader, invece, è protagonista con un quintetto che ospita il sassofonista Francesco Bearzatti e il trio in cui è alle prese con il Fender Rhodes, insieme a Joe Rehmer al basso e Federico Scettri alla batteria. Poi, l’ultimo nato “The Game Scorpions”, che vede una line-up di cinque vocalist gambiani e senegalesi. Guidi, sia da sideman, che da leader, esprime sempre sé stesso attraverso una personalità debordante, specialmente se si tiene conto della sua carta d’identità.
Quali sono, dal tuo punto di vista, le analogie e le differenze sostanziali che intercorrono tra questi due ruoli?
<<Onestamente sono sempre coinvolto in contesti dove posso essere duttile mantenendo un mio linguaggio, apportando alla musica di altri quello che sento, in maniera molto libera. Soprattutto mi piace essere sideman quando si possono accogliere gli stimoli altrui, sia con meraviglia che con familiarità.>>
Il suo pianismo è marcatamente percussivo, imprevedibile, costantemente cangiante, colmo di cluster, outside phrases, pregno di divagazioni free e ricco di colpi ad effetto che, sovente, sorprendono lo spettatore. L’out playing è il suo marchio di fabbrica, che lo rende molto interessante soprattutto dal punto di vista armonico.
Sono queste le peculiarità del tuo pianismo?
<<Probabilmente sì, però mi sento un pianista romantico.>>
Le sue performance in “Piano Solo” sono caratterizzate da un’energia straripante, che fa il paio con uno stile improvvisativo tumultuoso, torrenziale, perennemente indirizzato verso la ricerca sonora. Quando Giovanni Guidi si cimenta in “Solo” è come se il pianoforte fosse un suo speciale confidente in carne ossa con il quale interagisce attraverso un’intensità espressiva devastante.
Questa è una dimensione alla quale sei particolarmente legato?
<<È una dimensione che sto scoprendo, piano piano. E sono sempre più affascinato.>>
Nonostante la giovane età ha già fatto incetta di riconoscimenti ottenuti da alcune note riviste specializzate. Uno, ad esempio, è il “Miglior Nuovo Album 2016”, premio conquistato grazie alla realizzazione del disco intitolato “Ida Lupino”, licenziato il 2 settembre 2016 dall’autorevole etichetta ECM e inciso con Gianluca Petrella, Louis Sclavis e Gerald Cleaver. L’album è stato votato da una giuria formata da sessanta critici e giornalisti musicali nel referendum “Top Jazz” indetto da “Musica Jazz”.
Che sensazione hai provato, a caldo, nell’apprendere questa notizia?
<<Le belle notizie sono quelle che si dicono per prime ad una persona importante: questa l’ho detta a una molto importante.>>
L’improvvisazione e lo spirito avanguardistico sono due elementi che albergano nel DNA di Guidi, ma anche in quello di Enrico Rava e Matthew Herbert. Questo ardimentoso trio fonda la sua filosofia sulla continua interazione tra la tromba, il pianoforte e l’elettronica di Herbert, messa al servizio del linguaggio espresso al momento dai due jazzisti. Il jazz interpretato da Giovanni Guidi assume un’impronta decisamente modernista e avanzata, nel segno di una continua evoluzione del linguaggio.
Quale sarà il leitmotiv del concerto che terrete al Pomigliano Jazz In Campania?
<<L’improvvisazione. È il progetto più jazz a cui partecipo. Poi, dipende da cosa si intende per jazz.>>
Intervista a cura di Stefano Dentice – Sound Contest – Musica e altri linguaggi
RAVA-HERBERT-GUIDI Trio
Giovedì 27 luglio 2017, ore 19:00
Conetti Vulcanici di Pollena Trocchia – Carcavone
Info ed evento Facebook
I Conetti vulcanici del Carcavone si raggiungeranno con una navetta, dalla piazza di Pollena; per assistere al concerto, nella cornice naturalistica unica e suggestiva, gli spettatori potranno accomodarsi sui cuscini forniti dall’organizzazione del festival.