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Guida al concerto di Rita Marcotulli, Paolo Damiani, martux_m e Filippo Bianchi

Giovedì 20 settembre 2012, al Palazzo Mediceo di Ottaviano, Rita MARCOTULLI – Paolo DAMIANI – MARTUX_M – Filippo BIANCHI daranno vita ad un concerto-spettacolo basato sul libro di Filippo Bianchi “101 microlezioni di jazz”.
Soundcontest ci introduce all’evento con una recensione dell’opera letteraria.

Il jazz come maestro d’arte e di vita nelle microlezioni di FILIPPO BIANCHI.

Se il jazz fosse l’unica musica sulla faccia della Terra l’umanità sarebbe di certo migliore. E comunque non si farebbe un torto ad altri tipi e generi musicali, né questi sparirebbero. Sarebbero sempre suonati e praticati, acustici, elettrici o elettronici che fossero, perché il jazz li conterrebbe tutti dentro il suo capacissimo e fecondissimo grembo. Come è sempre stato e come sempre sarà.

Perché il jazz è la forma d’arte più miracolosa e sincretica che ci abbia potuto dare l’uomo nel Ventesimo secolo.

L’aveva già capito Filippo Bianchi, con quella lungimirante e singolare capacità di senso storico che da sempre lo contraddistingue, pubblicando nel 2008 un bellissimo e importantissimo libro dal titolo “Il Secolo del jazz” (Bacchilega Editore). Lì si affastellavano e intrecciavano (tramite saggi, interviste, articoli ed editoriali) riflessioni, racconti e pensieri sul jazz che Bianchi aveva pazientemente prodotto e raccolto, in quasi quarant’anni, nel corso delle sue incredibili esperienze d’incontro e di lavoro a contatto con l’universo jazz ed i suoi principali protagonisti, alcuni dei quali non necessariamente musicisti ma brillanti e seminali artisti che il jazz aveva in qualche modo toccato e influenzato.

Come Filippo Bianchi ci ha insegnato (fuori e dentro il raggio d’azione della prestigiosa testata specializzata “Musica Jazz”, da lui sagacemente diretta per una decina d’anni),

il jazz è prima d’ogni cosa un’attitudine comportamentale e mentale, una fonte di vita e uno straordinario modello di speranza e libertà.

Nella sua invidiabile capacità di partire dal jazz o di condurre ogni cosa al jazz, Bianchi ha improvvisato e composto spartiti e motivi di riflessione tra i più vari, scottanti e interessanti, discutendo e ragionando (con preziosa ricchezza di metafore e sapere) tanto di politica, società, spettacolo, costume, etica, scienza ed economia quanto di musica, letteratura, cinema, arti grafiche e poesia.

Detto ciò, non sorprendono né la duttilità né il valore e lo spessore delle sue “101 microlezioni di Jazz” (22Publishing, 2011). Un libro fatto di tante voci messe insieme, graficamente così bello ed elegante che la sua sola vista procura piacere. Un’opera il cui formato tascabile invoglia a tenerla sempre appresso o a portata di mano. Perché lo scopo di questo genere di libri è quello di essere letti e riletti, in modo anche incidentale e casuale, sentirseli vicini e viverli, come un caro amico che cerchiamo per confidarci o farci consigliare, quando qualcosa o qualcuno ci provocano un senso di disgusto.

Dentro “101 microlezioni di Jazz” troverete lezioni e ripetizioni su come andrebbe amata, considerata, ascoltata e capita questa musica così ricca di messaggi e insegnamenti. Disegni simboli e aforismi da vedere e leggere, suoni, strumenti e motivi da ascoltare con la propria immaginazione. Una formidabile compilation di massime, epigrafi e brevi pensieri tramite cui i rispettivi autori scorrono come in una variopinta galleria di autoritratti, consegnandoci e insegnandoci qualcosa del loro genio e della loro saggezza e mettendoci, al tempo stesso, in condizione di riflettere sui valori che il jazz può fornirci per rendere migliore la nostra stessa vita.

Perché il jazz travalica religioni, razze e frontiere; unisce il passato e il presente per costruire o teorizzare un eccitante avvenire; rade a suolo i muri delle classi sociali per dare ampio spazio al riscatto e alla meritocrazia; contempla la tolleranza nella capacità di ascolto; capitalizza l’errore e l’imperfezione nel metodo dell’improvvisazione e della sperimentazione; tiene sempre saldamente unite le vecchie e le nuove generazioni.

Cercare altre affinità tra il modus operandi e cogitandi del jazz e i vari aspetti della vita è un gioco divertente che lasciamo a voi continuare. D’altro canto la particolarità del suo design e contenuto ha fatto anche sì che le “101 microlezioni di Jazz” divenissero automaticamente qualcosa di più, un prodotto culturale “vitale” dall’intriseco potenziale “musicale” e spettacolare.

Così il passaggio dal libro ad un progetto musicale (efficacemente multimediale ed ipertestuale) è avvenuto in modo del tutto naturale, facendo convergere attorno agli aforismi raccolti da Filippo Bianchi e ai disegni creati da Pier Paolo Pitacco, una comitiva assortita di splendidi musicisti e jazzisti pronti a tradurre in un repertorio musicale sempre cangiante e imprevedibile le suggestioni trasmesse da queste 101 (e anche di più) microlezioni di jazz

Un modo bello e intelligente per fornire una colonna sonora alle parole e ai messaggi di grandi personaggi (Thelonious Monk, Duke Ellington, Miles Davis, Evan Parker, Paul Desmond, Eubie Blake, Steve Lacy, Johnny Griffin, Paul Bley, Ornette Coleman, Enrico Rava, Gil Evans, Charles Mingus, Derek Bailey, Herbie Hancock, Bill Evans e comunque tanti, troppi, per essere tutti elencati) catturati nel corso dei loro incredibili viaggi.

Olindo FortinoSound Contest Music Magazine

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