News

FRANCO PICCINNO: UN PIANO SU SCALA IMPORT-EXPORT

intervista Franco Piccinno

 

FRANCO PICCINNO, giovane conferma del piano jazz scaturita da Pomigliano D’Arco, ci parla della sua formazione ed esperienza maturate soprattutto all’estero; da dove parte la sua stringente e meticolosa concezione dello strumento nei suoi format più classici e soprattutto come si tradurrà la sua performance per piano solo in programma domenica 18 settembre, sul palco del Parco delle Acque, nell’ambito della XXI edizione del Pomigliano Jazz in Campania.

Franco, al festival ti esibirai sul palco centrale nella tua Pomigliano. Quanto devono a Pomigliano Jazz il tuo amore per il jazz e il desiderio di fare della musica una scelta di vita?

Ho nutrito amore per la musica sin da bambino e la mia famiglia mi ha sempre sostenuto. In particolare, mio padre era un grande appassionato e mi ha incentivato notevolmente. Tuttavia, crescendo, ho avuto modo di frequentare ambienti musicali, partecipare a iniziative culturali e artistiche stimolanti, che hanno contribuito a rafforzare i miei interessi: Pomigliano Jazz è sicuramente tra queste.

 

Raccontami di come hai cominciato. Le influenze, le esperienze e gli incontri basilari d’inizio carriera…

Il mio approccio alla musica è stato prevalentemente istintivo. Prima di intraprendere lo studio del pianoforte ripetevo ad orecchio brani ascoltati in radio, in tv o suonati da mio padre su un organo che avevamo in casa. Penso che ciò abbia contribuito in maniera determinante a caratterizzarmi artisticamente, mantenendo vivo in me una vena fondamentalmente improvvisativa, pur avendo ricevuto una formazione accademica. Le mie influenze sono prettamente classiche, anche se da bambino ascoltavo molta musica rock, funk e pop. Ho incontrato il jazz in un secondo momento, da adolescente, e per un lungo periodo ha rappresentato per me un punto di riferimento importante. Tuttavia nel corso degli anni mi sono avvicinato ad altri generi musicali che mi hanno in parte influenzato, e credo che la mia musica ne abbia tratto giovamento.

 

Come mai ha deciso di andare all’estero? Per qualcosa che l’Italia non riusciva ad offrirti?

Dopo aver vissuto a Milano per circa sette anni mi sono recato all’estero sia per esigenze artistiche che per un forte desiderio di conoscere altre realtà culturali in genere. Per più di dieci anni ho risieduto tra Londra, Parigi e Barcellona e ho avuto l’opportunità di collaborare con musicisti provenienti da diversi paesi, anche d’oltreoceano, data la componente fortemente cosmopolita di queste metropoli; ciò ha costituito per me una grande fonte di ispirazione, oltre che di apertura, e mi ha molto arricchito anche umanamente.

 

La performance per piano solo vanta un’illustre tradizione. Qual è il tuo approccio e quali similarità pensi di condividere con altri giganti che si sono cimentati con tale prassi?

La mia visione di piano solo è strettamente legata al concetto di “percorso”; un percorso in cui l’estemporaneità svolge un ruolo predominante, contribuendo a determinare la particolare peculiarità del risultato sonoro. Oltre l’elemento “estetico” è per me fondamentale la carica “emozionale” e il livello di intensità con il quale avviene la comunicazione.Ciò contribuisce a creare un legame profondo tra il musicista e l’ascoltatore, permettendo ad entrambi di sentirsi uniti in un processo artistico nel suo “farsi”.

 

Come e su cosa imposterai il tuo concerto per piano solo al Parco delle Acque?

Al Parco Delle Acque proporrò in piano solo delle mie versioni di brani tratti dal repertorio pop internazionale, intervallate da alcune libere improvvisazioni.

 

Altro format d’eccellenza, che è poi diventato una tua specialità, è il piano trio. Come lo intendi e quali sono i tuoi punti di riferimento?

La caratteristica più entusiasmante del trio risiede per me nella possibilità di interagire con la sezione ritmica e giungere a delle soluzioni sonore a tratti imprevedibili anche per gli stessi musicisti. Cerco sempre di ottenere questo risultato quando suono in trio.

 

Di recente Auand ha pubblicato “Migrations”, il tuo nuovo album in trio con Aldo Vigorito e Giuseppe La Pusata. Ce ne vuoi parlare?

Il lavoro per l’album in trio “Migrations” è stato abbastanza improvvisato, non avendo avuto molto tempo a disposizione per la preparazione e per le prove, a causa di impegni che hanno talvolta portato i membri del trio ad assentarsi per periodi relativamente lunghi. Inoltre c’è stata una richiesta più o meno precisa da parte del produttore riguardo il tipo di progetto, che non avrebbe dovuto allontanarsi da una sonorità “mainstream” e che avrebbe dovuto contenere un certo numero di composizioni standard. Io ho cercato di trovare il giusto compromesso proponendo anche delle mie composizioni originali, alcune delle quali scritte tuttavia qualche anno fa. Ritengo che ciò abbia contribuito a creare un progetto nel complesso abbastanza equilibrato, pur discostandosi leggermente dall’idea di base. Nella realizzazione di questo progetto e nelle collaborazioni precedenti Aldo Vigorito e Giuseppe La Pusata hanno svolto un ruolo importante, contribuendo alla costruzione di un percorso sonoro nel quale risulta determinante l’affiatamento e rivelandosi molto propositivi da un punto di vista creativo.

 

La scuola e la scena campana del piano jazz sono sempre state prolifiche. C’è fermento allo stato attuale? Tra vecchi e nuovi, quali sono i nomi più sulla ribalta?

Avendo vissuto lontano dalla mia terra d’origine purtroppo non conosco in maniera approfondita la scena musicale campana; penso di non poter dare una risposta esauriente in merito.

 

Infine, sogni e progetti nel cassetto?

Avere l’opportunità di comunicare in maniera genuina e onesta rappresenta il mio obiettivo principale. Non è molto semplice in un’epoca in cui la diffusione della musica risulta essere sempre più basata sull’omologazione e sul caos. Insomma, per usare una frase di Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.

 

Intervista a cura di Olindo Fortino – Sound Contest Music Magazine

 

FRANCO PICCINNO piano solo

domenica 18 settembre, ore 20
Parco delle Acque – Pomigliano d’Arco (NA)
Ingresso gratuito

Share Button