Festival 2004 / Mostre e Performance

Salvatore Ravo

Il colore fra le parole
Mostra virtuale di Salvatore Ravo

Al PomiglianoJazz Festival 2004 anche la mostra “Il colore fra le parole” dell’artista napoletano Salvatore Ravo.
Le opere raccolte nella mostra nascono durante un soggiorno in India nel 1995.
Le peregrinazioni di Ravo furono accompagnate dalla lettura de L’odore dell’India, diario in cui Pier Paolo Pasolini racconta l’esperienza del suo viaggio nel paese asiatico. Le pagine del libro divennero ispirazione e al contempo supporto fisico per gli acquerelli dell’artista. Oltre a dipingere fra le parole, Ravo inserisce annotazioni, opera cancellazioni ed effettua integrazioni al testo, sperimentando un intenso dialogo a distanza con Pasolini ed una totale fusione fra scrittura, colori, forme, logica ed emozione.
Trasformati in quadri con alcuni accorgimenti tecnici, una parte degli acquerelli è stata esposta insieme con altre opere in una personale allestita nel 2003 presso le sale di Castel dell’Ovo e presso l’Università spagnola di Leon. La mostra promossa da Pomigliano Jazz ha invece la particolarità di raccogliere tutte le opere nate dal soggiorno in India (circa 70), è di natura virtuale e si arricchisce con il jazz. Nelle sere dal 12 al 15 luglio, infatti, le opere saranno proiettate ciclicamente su alcuni megaschermi posti nel Parco Pubblico e potranno quindi fondersi anche con le note del festival.
Si chiude così un cerchio, giacché Ravo è artista già di per sé molto legato al jazz. Giacché con i suoi interpreti si è spesso confrontato ed ha in più occasioni collaborato e perché nella sua libertà espressiva, nel suo continuo anelito di ricerca e sperimentazione, nei suoi ritmi, nelle sue sfumature e nelle sue istanze sociali trova sovente per le sue opere una naturale ispirazione.
Dodici degli acquerelli della mostra, inoltre, compongono il calendario 2004 di Pomigliano Jazz, in vendita presso gli stand del festival.

Salvatore Ravo si fa accompagnare nel suo viaggio in India da uno dei testi meno conosciuti di Pasolini e utilizza il libro non come un oggetto passivo o di semplice consultazione, ma come uno strumento vitale. Possiamo anche credere che il libro si trasformi nelle mani di Ravo in un “supporto intermedio” dove la sostanza letteraria e la sua rappresentazione impressa diventano nuova materia plastica, fortemente associata ad un desiderio lirico di impossessarsi del viaggio, chiuderlo, fonderlo in un “essenziale estetico” complesso e vario dove le linee di lettura, le righe pasoliniane finiscono per essere ora, in mano di Ravo, un nuovo ordito, tracce assimilate alla propria tessitura. (Roger Salas)

Opera di Tonino Taiuti

L’ospizio dei desideri

Omaggio a Steve Lacy
di e con Tonino Taiuti

“L’ospizio dei desideri” è una breve ma intensa performance teatrale con cui Tonino Taiuti rende omaggio ad un grande del jazz quale è Steve Lacy.
Taiuti improvvisa, disegna movimenti e recita su due testi: la poesia “Babele” del drammaturgo e attore napoletano Enzo Moscato e lo scritto “Steve Lacy ha vinto e basta” di Paolo Vitolo, autore del saggio “Guida al jazz. Gli autori e le musiche dal bebop alla creative music”. Parti integranti della più ce sono la musica del grande sassofonista e le proiezioni di disegni a lui dedicati realizzati dallo stesso Taiuti.

L’ospizio dei desideri è un atto d’amore che sento per Steve come un omaggio a un maestro senza allievi – chi ama il jazz non può non amare Lacy – eppure per molti il suono del suo sassofono è spaventosamente free: spaventa la sua verità, la sua crudezza, la sua straordinaria e naturale mancanza di romanticismo. Le sue note, sono delle ferite sanguinanti che si rimarginano alla fine di ogni brano; la musica di Lacy – ha detto Paolo Vitolo – apre le porte dell’arte per tenerle spalancate e non per richiuderle come molti spesso fanno.
Questa breve performance, quindi, è un pensiero a un artista che ha guidato spesso la mia ricerca di teatro nel jazz.
Un grazie soprattutto a Paolo Vitolo per il suo scritto “Steve Lacy ha vinto e basta” e a Enzo Moscato per la sua scrittura poetica di “Babele”. (Tonino Taiuti)

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