Negli anni Trenta del secolo scorso, in località Starza della Regina, furono casualmente riportate alla luce le mura di un imponente edificio risalente alla prima età imperiale e abitato fino al 492 d.c., anno in cui fu sommerso da un’eruzione del Vesuvio.
Alcuni studiosi hanno ipotizzato che fossero i resti della villa dove l’imperatore Augusto trascorse gli ultimi giorni della sua vita, il luogo “apud urbem Nolam” dove, secondo il racconto di Tacito negli Annales, Tiberio si recò per omaggiare la salma del suo grande predecessore.
Per rispondere a questo e ad altri interrogativi, dal 2002 gli archeologi dell’università di Tokio, coadiuvati dai loro colleghi dell’Istituto Suor Orsola Benincasa, hanno avviato una campagna di scavi che dovrebbe far riemergere tutti i 9000 metri quadrati della villa.
Quello che è stato riportato alla luce finora rivaleggia per interesse archeologico e bellezza con i più importanti ritrovamenti ad esso coevi: bassorilievi, stucchi policromi, absidi affrescati, colonne monolitiche sormontate da capitelli corinzi e alcune straordinarie sculture, tra le quali spicca quella raffigurante Dioniso che regge tra le braccia una pantera nera che ha già fatto il giro del mondo.
Il sito archeologico di Starza della Regina è recentemente entrato nel novero dei beni nazionali di interesse archeologico, affiancando un altro sito di Somma Vesuviana, Santa Maria del Pozzo, complesso monumentale quattrocentesco costruito su due livelli inferiori che risalgono l’uno all’epoca romana e l’altro al dominio aragonese.
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